Vita Nova - anno I - n. 6 - 15 giugno 1925

, Noi non esitiamo ad affermare che la bonifica delle idrovore non potrà mai ~ssere una cosa :definitiva e completa fino a che non sarà messa in relazione con la bonifica montana. Nel caso speciale del terreno sito attorno alle « Caminate », si dovrebbe procedere in modo che l' opera diventasse un esempio di grande risonanza e di vera utilità nazionale. Competenti in m~tèria e tecnici, che hanno un passato commendevole al loro attivo, dicono possibile realizzare · in pochi anni sul terreno delle « Camin ate» cose · meravigliose e difficili a descriversi. È • necessario vedere le opere - da essi com_. piute in un .,., silenzioso ed , 1 • spoglie di ogni vegetazio~e, solcate da p_r~fondi-c_analoni, divisi da creste strettissime e da es1h guglie. Qyesti calanchi, considerati per gran tempo come terreno sterile, vennero da qualche ardito pioniere parzialmente trasformati a .vigneto. Ed i vigneti prosperarono, prima del flagell~ filosserico, quasi a sfatare la leggenda della sterilità dei calanchi: unico ostacolo alla trasformazione in grande stile, fu, e rimase, fino ad oggi, l'alto costo della mano d'opera~ Oggi l'applicazione degli esplosivi alla sistemazione dei terreni permette quel miracolo che fino a ieri sembra va so- • • gno utop1st1co: la sislen1azio- • ne econom,ca dei calanchi e la loro lras/01- . .. maz1one 1n Jrulleli e vigneti. operoso tr.entennio per farsi un• idea di COLLINA SISTEMATA DI FRONTE Al CALANCHI E siccome la pianta che vi domina è quella del pesco, così non sarà fuori luogo f~rne la storia. ciò che il terreno delle « Caminate » potrà essere. *** I terreni pliocenici che stendevano i loro dolci declivi a circa sei chilometri a monte di Imola, anticamente erano coperti da folte boscaglie di quercie. L • inconsulto disboscamento, mentre in un primo tempo permise di ottenere da questì lerreni dei raccolti di cereali e di -foraggi, produsse poi successi vamente un rapido isterilimento dei terreni stessi, favorito dalla loro natura argillosa. L'azione alternata dei freddi invernali e dell'aridità estiva ha accentuate tale sterilità nelle costiere volte verso mezzodì. -:L'osservatore che dai Gessi di T ossignano si volge verso nord a guardare le colline sottostanti, vede lo spettacolo di un succedersi di immensi cavalloni non già mobili come queHi di un mare in burrasca, ma irrigiditi a comporre uno scenario fantasmagorico. Sono questi i cosidetti calanchi, nude argille Il prof. Domizio Cavazza, · il 12 giugno 1904, parlando alla Società Agraria di Bologna « sulle tristi condizioni colturali della pianta del pesco » usciva in queste categoriche affermazioni : « Temo che il mio dire diventi il canto funebre della povera pianta vittima di tante infermità. « lo tengo per fermo che la pianta del pesco, per quanto importata e diffusa dai romani fino dal principio dell'era Cristiana, non siasi di fatto mai acclimatata stabiln1ente da noi, e noi ci siamo fatte, come i nostri maggiori, delle illusioni sulfo addomesticamento di questa pianta, che nel suo paese di originf>, la Cina, è la pianta dell'immortalità ed è ve~erata come l'albero del bene e del male. « Presso di noi con tanti malanni 'la nostra pianta si ridurrà ad una povera valetudinaria: purtroppo è Gosì ed io non dico che molte volte non sia meglio rinunziare alla coltivazione del · · · pesco per r1sparm1ars1 tanti mali e tanti malanni ». - 28 - BibliotecaGino Bianco • •

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