• . I , I • • •• • • • • , , I • \ - 48 peraiq straniero in tutto pari al tedesco per quanto attiene agli obblighi da adempiersi per · conseguire il diri.tto a pensione, ma, quando s'arriva al momento di conseguirla, cancellare la parità poichè la residenza nel paese diventa una condiziohe sine qua non per il suo godimento. • Restrizioni n0n dissimili si trovano in àltri paesi, le quali vulnerano la tanto vantata uguaglianza giuridica tra il cittadino e lo straniero e proprio in danno di coloro che, sentendo già la disuguaglianza economica e sociale di fronte ad altre classi, ,meno che mai dovrebbero essere colpiti da una nuova disugu_aglianzaderivante dall'estraneita. Su questa odiosa disparità di trattamento l'organizzazione internazionale aveva già richiamate\ l'attenzione degli Stati e fatte vive raccomandazioni perchè fosse eliminata. Ha anche cercato di conoscere con -quanta buona volontà i vari Stati si siano uniformati ai suoj . voti e_in questa direzione noi italiani possiamo dire senza iattanza, ma con legittimo o_rgoglio, di trovarci in primissima linéa. , Sappi~mo già che fjn dal 1865 il legislatore italiano aveva affermata l'uguaglianza dello straniero col cittadìno nel godimento dei diritti civili senza condizione di reciprocita. Tut- .tavia una reciprocità convenzionale, almen0 in ordine ad alcune categorie di persone, s'era ottenuta con i · trattati di commercio, mentre l'ottenimento si presentava più difficile per le · categorie di salariati, sia perchè taluni vantaggi di cui si trattava di assicurar loro il godimentc,, uscivano dal campo del puro diritto civile per entrare in quello della pubblica assis enza, sia, sopratùtto, perchè essendo notevolissima la nostra esportazione di mano d'opera e minima l'importazione, gli Stati esteri etano riluttanti a concedere dei yaritanggi che · potevano parere senza compenso. . Malgrado questi ostacoli, alcuni recenti trattati di lavoro e di commercio conchiusi con l'Argentina, con la Francia, col Lusseme • t • ... - --- • Bibliote\c GirioBianco burgo, con la Ceco_-Slov~cchi~c, ol Bra.site, co! Canadà e con altri Stati, assicurano ai nostri operai la parità di trattamento~ s_pecialment~ quanto agli infortuni e alle pens1on1,con quelli del lupgo. L'organizzazione internazionale del lavoro non poteva infine non occuparsi delle .questioni concernenti, rispettivamente, l'emigrazione e l'immigrazione, che sono, in certo 1nodo, preliminari a tutte le altre. Conclusioni definitive e disegni. di convenzioni non ne sono ancora emessi, ma già l'Ufficio internazionale del lavoro ha raccolto dati e proposte estremamente interessanti. •Certo è che molti paesi (e per noi sono di particolare importanza gli Stati Uniti d'America) hanno preso gravi provvedimenti restrittivi dell'immigrazione, ciò che reca notevoli ripercussioni negli Stati di forte emigrazione com'è il nostro, dove l'au_mentodi popolazione, congiunto con altre cause postbelliche, ha portato un preoccupante aumento di disoccupazione. D'altra parte molti paesi extra-europei sarebbero in grado di fare un largo impiego di mano d'opera - ancqe non qualificata per la rriessa in valore di vaste regioni - onde, pur riconoscendosi a ciascuno Stato il diritto di porre limiti e condizioni, sarebbe molto deside;rabile che tali limiti non divenisser~ troppo arbitrarii. Se si riassume in un esame estremamente sintetico (nè altro più ampio er~ possibile farne nel breve tempo che ci era concesso) l':1ttività dell'organizzazione permanente del lavoro, si può già dire ch'essa ha dato effetti dinamici molto notevoli talchè non imprudentemente è stato affermato che l'organizzazione del lavoro è una delle parti più vitali di tutto il vasto e forse troppo pesante organismo della Società delle Nazioni. Certamente i problemi di cui essa deve occuparsi non consentono soluzioni assolute e definitive, ma in ciò appunto sta la ragione permanente dell'opera sua·. ' · • f • , •
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==