Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

... PROF. GIUSEPPE SAITTA l~ A MON A f{ CHI A SERA DEL 27 FEBBRAIO 1925 DALLA discussione che .precedentemente abbiamo fatta, dovrebbe risultare assai evidente che la monarchia, seconçionoi, si id_entifica con la stessa costituzione dello Stato. Ma di quale monarchia noi intendiamo parlare ? Perché certamente essa ha avuto una storia : infatti la monarchia si distingue, almeno storicamente, in varie forme. C'è la monarchia teocratica; c'è la monarchia feudale, la monarchia assoluta, e finalmente la monarchia costituzionale. L'antica partizione ,delle costituzioni in monarchia, ·aristocrazia,democrazia, rappresenta sì l'unità sostanziale dello Stato, ma essa è radicalmente inficiata di natur3Jismo. Non per nulla io vi dicevo che nel-mondo antico, qualsiasi forma di Stato è concepita sotto l'aspetto della quantità o del .numero, e quindi è vero che anche nella antichità noi abbiamo de1le forme di monarchia (basterebbe ricordare la monarchia di Alessandro Magno), ma la mo- . narchia antica è una mo.narchia unitaria, ma _ d'una unità numerica, quantitativa. Difatti accanto alJa monarchia esistevano dei popoli, i quali avevano una propria individualità. In altri termini, noi non abbiamo nelJa monarchia antica la fusione compiuta dei popoli con il sovrano o con il monarca. Da un lato il mo- ,, . narca e d~ll'altro i popoli, come due unita rigide, assolute, benchè di diverso valore. Ora l'unità in quanto rappresenta la semplice unità, è qualche cosa di astratto, non solo, ma di accidentale, di parziale, di unilaterale, rappresenta ciò che io chiamo senz'altro l'arbitrio. Fermiamoci su questo punto: l'uno come uno non può rappresentare l'universalità dello spi◄ rito, ma rappresenta invece l'arbitrio, o ciò che si può chiamare senz'altro dispotismo. E difatti la forma dispotica .è comune, comunissima· nell'antichita, laddove il concetto che noi abbiamo dell'unità è qualcosa di ben -diverso, come abbiamo detto, ne1le precedenti lezioni. Biblio eca G·no • 1anco L'unità nostra è unità vivente, e appunto perché tale, noi non possiamo parlare di un monarca, come semplice monarca, o di un sovrano come semplice sovrano, o di un popolo . come semplice popolo, ma popolo e sovrano costituiscono invece un solo organismo. ·Ora ques·ta realtà ·vivente è rappresentata dalJa monarchia costituzionale, di cui io voglio parlarvi stasera. Per.chè la monarchia costituzionale rap- - presenta la totalità vivente, l'organismo vivente della politica? Perchè, secondo noi, essa è la ver~ sintesi dell'unità e della molteplicita, çhe è un concetto rigorosamente filosofico, ma che io voglio rendere a voi molto ovvio.· Noi abbiamo l'idea de11a sovranità e diciamo che questa sovranità possiamo negarla a parole, ma in effetti dobbiamo riconoscerla. Essa si - rivela una esigenza prepotente del nostro spirito. Se voi osservate la storia in futte le sue fasi vi accorgerete subito che i popoli hanno avuto sempre bisogno di un principio unitario. Non solo i popoli, ma gli stessi scienziati, gli stessi filosofi, dalla varietà o dalla molteplicità dell'esperien·za, sentono di volta in volta il bisogno di risalire all'unità. Noi sentiamo, in altri termini, che l'esperienza per sé stessa non c,i contenta, non ci soddisfa, e da questa esperienza vogliamo risalire a qualche cosa d'altro. Questo qualche cosa. d'altro è al di sopra, s'intende, dell'esperienza, e il popolo lo chiama Dio. Ora, Dio che cosa rappresenta ? Dio per . l'àppunto rappresenta l'unità dell'esperienza, ma appunto perchè rappresenta l'unità dell'esperienza è al di sopra di essa. Ecco come il popolo stesso, che non è filosofo, sente il bisogno d'una· idea superiore che governi questa esrerienza varia, molteplice, cangiante. Ma non solo il popolo, ma anche quelli che si sollevano alla speculazione più alta; •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==