• - 27 - . , le forme monarchiche hanno avuto una vitalità non inf~riore alle forme repubblicane·? - Vi prego qui di ascoltarmi attenta1nente. Pèr noi l'idea monarchica è l'idea p1ù perfetta, è l'idea statale ideale o la forma statale ideale, perchè essa rappresenta od incarna ciò che noi chiamiamo universalità od unità, laddove la repubblica come repubblica è la incarnazioze della varietà o delJa molteplicità. Non è senza un significato che tutta la vita greco-romana è penetrata della concezione polit~istica, la quale conduce naturalmente a considerare la divinità non già çome autocoscienza, come personalita assoluta, o personalità un1ca, ma come frazionata, o divisa o suddivisa in tanti Dei. Non solo, ma la concezione· politeistica propria della greci là e della romanìta, è una concezione naturalistica, vale a dire che gli dei greci e romani non superano affatto il mondo dei fenc meni ed il mondo della natura. Ecco la ragione per cui io vi dissi un giorno che tutta quanta la concez· one grecoromana è una concezione naturalistica, e quindi una coricezione aliena dal vero regno dello spirito. Col cristianesimo, invece, noi assistiamo ad un profondo _rivolgimento. E' col cristianesimo che nasce e si matura l'idea monarchica. Perchè, direte voi? Perchè precisamente col cristianesimo noi abbiamo il concetto preciso, originale, rivoluzionario della divinità come assoluta unità. E questa unità ·non è qualche cosa di morto o di inerte, bensl qual~he cosa di vi· vente, vale a dire il Dio det cristiani è il O.o personale, il Dio autocosciente, il Dio che crea, il Dio che è amore, è insomma senz'altro l'incarnazioi1e di ciò che noi chiamiamo il regno dello spirito. Se voi esaminate lo svolgimento della . storia dall'inizio del cristianesimo ai nostri giorni, vi accorgerete di questo fatto grandioso, meraviglioso: che l'~dea cristiana domina, informa di sè non so!o tutto il pensiero, ma anche tutte le forme polit1che, anche quando, e questo credo sia degno di nota. anche quando lo spirito umano, in certe epoche deJla storia, cerca di reagire alla concezione crist1ana. Pensate alle epoche dell'Umant-simo e del Rinascimento: in qut:ste due grandi epoche dello spirito umano, o, dirò meglio. del lo spi rito italiano, perchè l'U mants1 mo td il Ri nascimer~to sono creazioni squisitamente e sch,etramentc ita liane ; ne Il e e poeh e d u, q ue de li U man t si rr1 o e del Rinascimento ci fu, si disse, come un ritorno alla classicità greca ed alla classicità , Biblioteca Gino ■ 1anc romana, ma anche· in questo ritorno assistiamo si ad un trionfo del paganesimo o del classicismo, ma di un pagantsimo dove spira, potente, animatore, il soffio del Cristianesimo. ·Difatti la concezione umanistica, e poi anche la concezione del Rinascimento, è una concezione gravida di elementi cristiani. Lo stesso MacchiaveJli, che pure è chiamato il più anticristiano dei politici, non può fare a meno di riferirsi alla concezione del Cristianesimo. Onde anche il suo stato come forza ha un'impronta, una fisonom1a ideale, una fisonomia cristiana. ~ Certo la parola cristianesimo é presa qui - da noi in un senso molto largo. Noi non intendiamo per cristianesimo una forma determir.àta di religione positiva, ma l'idea che f~rma la pecultarità di esso, che è l'instaurazione della soggettività. D1 quì deriva che lo Stato, nella storia moderna, non è più conc::-pito come presso i Greci ed i Rom·•ni, co·me uno Stato inter homin.es, bensì come uno Stato che è in interiore hominis. Qual'è la loro differenza? Lo. Stato inter homines è uno Stato estrinseco, uno stato fragile, uno stato che non ha consapevolezza e coscienza di sè stesso, lad-. dove lo stato cons,derato in interiore hominis, cioè nell'interno dell'uomo, è precisamente qutllo stato che noi di volta in volta cerchiamo cti instaurare, e senza cui lo stato non sart'bbe proprio nulla. Vale a dire che lo stato in tanto celebra Ja sua natura e la sua essenza in quanto è investito pienamente d~ll'afflato della spiritualità. Ma se lo stato è spiritualità, es~o, diceva1no, è autocoscienza, è personahta. Ora, preci_samentea questo concetto di autocoscienza e di personalità, ci ha avviati il cristianesimo. Al cristianesimo du~que noi dobbiamo la più grande scoperta della civiltà moderna, cioè la scoperta dt>Ilo stato come spiritu·alità, co1ne eticità, come moralità. Di quì dovrebbe apparire chiaro quale é l'antitesi od il contrasto che noi poniamo tra la monarchia e la repubblica. Essa per noi si risolve nell'antittsi fra la natura e lo spirito. Forse il ·mio ragionamento può sembrare un pò nebuloso, ma tale non è. se voi ci medìtate un pò attt"ntamente. . P~ rchè la monarchia rappresenta lo spirito, laddove la repubblica rapprest:nta la natura? Pèrchè la monarchia i:npersona la tradiz one, e la tradizione è conse, vaz,one, è legge. Ora. St'nza trad1z1one. ~enza legge,. stnza autorità, è 1mposs1btle che si possa svolgtre ciò che not chiamiamo la libertà, ,. I
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