Ma perchè dobbiamo considerarlà triste ? ~ E' proprio un male che questa nostra vecchia stirpe, perpetuamente risorgente dal vecchio ceppo, questa nostra buona stirpe italiana, che dopo secoli di storia, e quale storia !, conserva inalterata la sua bella e gioconda fecondità, questa buona semente si espanda per le vie deJ mondo ? Dobbiamo proprio star contentf e tranquilli della nostra gloriosissima, m·a piccola e vecchia casa, come l'anima del vecchio egoista che teme, affacciandosi alla finestra, il raffreddore ? Fortunatamente il popolo conosce, e da quanti decenni, le vie del mondo, e, mentre tanti medici più o meno sapienti cercavano il rimedio ai suoi Qtali, esso _, il popolo più . misero, le plebi agricole meriaionali - trovavano silenziosamente esse stesse il rimedio, solcando e risolcando l'oceano. Caro e buon popolo nostro ! - no anc I 19 - \ Noi dobbiamo certo difenderlo e tutelarlo nel miglior modo, in questa sua emigrazione. Ma dobbiamo considerarla, insieme, come una necessita della nostra vita, della nostra migliore esistenza. Gli egoismi di paesi ricchi, gli egoismi dei popoli dai seJte pasti, cercano di sbarrarci la via. Eppure noi dobbiamo vivere ed espanderci. E questa conclusione alla quale siamo giunti anche attraverso la considerazione di un piccolo, limitato problema di politica del lavoro agricolo, é nuova prova - se occorre --· che non può esservi bene, neppure per le 1nasse lavoratrici, ove esse non appartengano ad una •nazione forte, ad una nazione che sappia, occorrendo, porsi come potenza di fronte alle altre potenze,. forte della propria volontà di far valere i propri diritti alla vita ed all'avvenire. ... I ,
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