Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

r , ,,, - 10 - con l'esame di una situazione concreta, esaminandone i problemi e prospettandone le possibili soluzioni. ·. Io mi porrò il problema di quei braccianti dell'Emilia, che hanno costituito il nerbo deNe schiere sindacali rosse della campagna; che han~o tante volte attir.ato, sulle loro condizioni economiche e sociali,· la pubblica attenzione. • Il tempo, naturalmente, non mi consentirà di procedere a minute analisi : dovrò camminare per rapide scorciatoie. Il. Per ben comprendere il problema dei braccianti in quelle regioni della pianura Emiliana, dove esso é diventato particolarmente acuto, è opportuno richiamare brevemente · talune caratteristiche dell'ordinamento agrario di esse, risalendo un pò indietro negli anni. In massima, si può dire che l'organizzazione tradizionale dell'agricoltura emiliana, è • rappresentata dal sistema colonico, cioè dalla divisione della proprieta in unità (poderi) affidati ciascuno ad una famiglia colonica. Tuttavia, se in · alcune parti - per es. nella pianura :bolognese - i rapporti tra la famiglia colonica e il podere sono imperniati su un contratto di colonia parziaria, nel quale la retribuzione della famiglia lavoratrice è intera~ente rappresentata da partecipazione ai prodotti - in altre zone invece - per es. nel ferrarese, negli ex ducati ecc. - sono frequenti forme diverse, dette di boaria ~ simili, nelle quali esiste bensi la famiglia stabile nel podere, ma essa è retribuita in gran parte con salario fisso, al quale si aggiungono, solo in via complementare, partecipazioni a taluni pr,,odottidell'azienda. Avviene quindi, in queste. forme, che il principio dell'equilibrio fra i bisogni di lavoro del podere e la capacità di lavoro nella famiglia colonica, va perdendosi : la famiglia tende a proporzionarsi a una parte sola del lavoro necessario nel podere, quella parte che è ,costante durante tutto l'anno; in particolare rappresentata dai lavori eseguiti col Biblio eca Gino Bianco bestiame, mentre pel reste, si provvede con giornalieri estranei al podere, avventizi. Ai tempi della Inchiesta J acini, cioè intorno al 1880, il Tanari notava appunto la tendenza assai viva in alcune provincie a sostituire alle famiglie di coloni parziari, quelle . famiglie di boari, famiglie da spesa, ricorrendo in larga misura agli avventizi. Spingeva a ciò l'interesse immediato del proprietario, perchè a quei tempi gli avventizi si pagavano pochissimo, talchè si riteneva di provvedere cosi al lavoro del podere a minor costo: più ancora dei proprietari, tendevano a questa trasformazione gli affittuari borghesi che si sostituivano con una certa frequenza ai proprietari, e che il Tanari indicava cosi: « sono semplici giocatori della fortuna : speculano e si maneggiano un poco più del comune, aggravando la· mano sugli inferiori ». Alla domanda di lavoro avventizio, avente questa origine, se ne aggiungeva un'altra, che divenne via via, in progresso di tempo, sempre più imponente: quella per l'esecuzione delle bonifiche. I Pochi forse hanno la nozione esatta di questa opera veramente mirabile, svoltasi attraverso gli ultimi decenni nelle campagne emiliane, opera che ha riscattato o sta riscattando dalle acque, territori estesissimi ; opera, direbbe Cattaneo, di costruzione della terra, . con la quale moltitudine di italiani si sono formati una patria artificiale. La esecuzione delle bonifiche idrauliche determina una imponente domanda di braccianti.. Non solo: dal terreno appena redento dalle acque non si può passare di un colpo alla formazione di ordinari poderi colonici : c'è di mezzo una lunga e faticosa fa:;e di bonifica agraria, di trasformazioni fondiarie, di costruzioni ecc., che non può svolgersi se non at'."' traverso molti anni, durante i quali si attua una cultura di transizione, alla quale il contratto di colonia parziaria non è applicabile: si deve per necessità ricorrere a salariati avventizi, a braccianti, sia pur tentando, con le così dette partitanze, di applicare forme almeno elementari, primitive, di partecipazione.

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