Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

I .... - 26 - gata in tutti i gradi d'istruzione ogni parola italiana. Fate che le cariche pubbliche siano negate alla gente di nostra lingua, fate che siano riempite di famiglie venute d'oltre monti, come si cominciava a fare anche a Zara, perchè quì tutti gli impiegati erano croati portati dal di ~entr<', e l' Austria sceglieva padri di famiglia croati che portassero in qua otto o •dieci figlioli, e le scuole secondarie di Zara avevano già la sezione croata, e poco mancava che a Zara stessa i.I consiglio comunale collo stesso sistema di Spalato diventasse croato ; fate tutto questo, e voi vedete perché e come questo paese, così completamente italia~o per cultura, fosse cambiato in questo modo. . E pure vi furono• degli italiani, i quali non capirono - dico di quelli in buona fede - non capirono che l'Italia in condizioni tali non doveva rinunciare a quello che era il suo programma, perchè già con la sola occupa· zione nostra l'italianità aveva ripreso dappertutto vigore e bastavano pochi anni per tornare ad essere maggioranza - e senza violenze - in tutti quelli che sono i centri direttivi della Dalmazia. Anche in quelli dove esiste una classe colta slava, poichè questa riconosceva fino a ieri la superiorità della lingua italiana, Ja superiorità deJla lingua di Dante, ed era per tradizioni, per traffici, per tutta quanta la vita economica legata al mare e alla terra d'Italia. Ora noi abbiamo purtroppo rinunciato. a tutto questo e non solo nelle città costiere, . che rappresentano il centro della cultura e dell'arte italiana, ma anche nell'interno, dove sono i Morlacchi, che in fondo non sono slavi. Tra quella gente ho visto a Chievo, in piena Dalmazia interna, sotto le Alpi Dinari- . che, in un paese dove non erano altro che di questi lv\orlacchi, che non capivano una pa - rola di italian0, gli abitanti benedire con tenerezza infinita i nostri soldati, che avevano portato loro con gli acquedotti l' acqua dalla montagna, c~e avevano messo servizi medici e sanitari dove non ce n'era neppure l'ombra, , che avevano insegnato loro nelle nuove e linde' scuole a scrivere le prime parole italiane, che avevano portato l'aquila romana scolpita nella roccia a ricordare l'antica Roma a quei suoi antichi fedeli. Ed oggi quei nostri fedeli, questi nuovi italiani, che noi, grazie ai nostri ita~iani di quà, abbiam rinnegato, sono dispersi fuor della loro terra, emigrati in Sicilia ed in Calabria per seguirè i nostri soldati, per non sottostare alla vendetta dei Serbi ai quali li abbiam rinunziati. Biblioteca G·no • 1an o ' Oli abitanti di Sebenico, di Lesina, di Curzola, quando Nitti lasciò alla Jugo~lavia Sebenico e le altre città occupate da no1, obbedendo ai patti di Rapallo, ma non rispettando neppure i fempi stabiliti ~~I patto, anzi precipitando lo sgombero militar~ _co~ 1~ fretta di gente vinta che fugge, - glt 1tal1ant di quei paesi, dico, che s'erano compromes~i a favor nostro, non poterono nemmeno parti: re, perchè Nitti avev~ fretta di consegnare, dt buttare in braccio agli altri la terra su cui sventolava il nostro tricolore. Quella stessa fret!a ebbe Giolitti, pur di concludere il suo · trattato di Rapallo, di prendersi fra tutte le isole dalmate Lagosta, consegnando agli slavi Lissa. Lissa ! pensate Lissa ! che cosa voleva dire Lissa per cuori italiani ! che cosa voleva dire per noi mantenere di tutta quanta la Dalmazia almeno Lissa! Ma come poteva il freddo calcolatore di Dronero, l'arido uomo del "parecchio,,, come poteva comJI>renderel'im- , menso valore sentimentale di quella terra, nel cui nome l'Italia consacrava su tutto l'Adriatico al posto d'una antica sconfitta la sua vittoria redentrice? E come lui, come Nitti, così (tolto Sonnino solo) tutti gli altri uomini che rappresentavano l'Italia d'allora. Pensate un particolare solo : mentre gli italiani tenevano Ja Dalmazia, quando da Ancona deputati e senatori avevano cacciatorpediniere e corazzate a loro disposizione per visitare l'altra sponda, e benvoluti e abbracciati erano accolti, e carezzati e spesati e albergati e nutriti dal nostro comando di Dalmazia, che procacciava loro ogni mezzo di terra e di mare per visitare e ammirare, senza un baiocco di spesa, accolti con tutti gli onori possibili ed immaginabili, questo paese di cui tanto si disputava, questo paese che .(non foss'altro) è una meraviglia indicibile di terra, di mare e· di cielo, - in tutt.o quel tempo, diciamo, cinque senatori e tre deputati, cinque e tre, diciamo, , non uno di più, trovarono il modo di andare a vedere la Dalmazia. in quei due anni. E credete che Orlando, che Giolitti, che Nitti, che questi nostri grandissimi uomini, cui pur toccava trattare e risolvere questa cosi ardua e appassionante questione, si curassero, essi almeno, di affrontare questa colossale impresa di attraversar l'Adriatico per sentire, per vedere, per giudicare con cuori d'italiani? . Ora, lasciando questo, che è argomento dt troppo sdegno e di lacrime, andate a Zara che è pur rimasta, essa sola, alt' ombra del nostro tricolore : andateci col consueto piroscafo da Ancona. Quando arriverete alle isole dalmate, fra acqua e terra che oggi son tutte

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==