,. , J ,,, . . 22 \ La guerra ci ha dato la possibilità di mutare questa situazione in nostro favore ; ma. secondo quali criteri ~i doveva mutarla? Il criterio geografico, che è sempre stato, ne1 caso del nostro paese, un . criterio in cui la designazione scientifica ed il sentimento della nazionalità e le aspirazioni. politiche di coloro -che guidavano l'Italia a.Ila riscossa si sono sempre incontrati in perfetta coincidenza, il criterio geografico, dico, portava qui lo stato italiano, come nelle altre parti del suo confine, a raggiungere quella che è la linea termine naturale del territorio .italiano, fissata nella catena delle Alpi là dove le acque che scendono verso l'Italia sono divise dalle acque che scendono giù per l'altro versante. Anche quì il quesito posto in questa forma parrebbe posto ed affermato con una precisione .che non ammette ambiguità. L'ItaHa doveva , anche quì arrivare al compimento dell'aspirazione, che l'aveva condotta dappertutto a sistemare nel modo migliore il proprio confine, -chel'aveva condotta dappertutto a raggiungere, secondo il sogno dei patrioti, i segni pos.ti dalla natura e cioè le creste alpine in quei punti dove esse segnano il divorzio delle acque. Tuttavia la cosa, al caso pratico, non poteva rappresentarsi così netta, cosi sicura come altrove, come nello stesso Altd Adige, pur conquistato nell'ultima guerra. Le cose non si presentavano così .nette, perchè il confine geografico delle Alpi Giulie solo lungo la valle dell'Isonzo è segnato da montagne difficili, aspre, recise, dove la separazione è ben netta fra le correnti che scendono a bagnare il paese nostro e quelle che scendono per l'altro versante. Ma non tutta la serie delle Giulie è in queste condizioni: vi sono dei tratti in cui avviene come se una . enorme pialla vi fosse passata e le creste sono scomparse e il valico. è facilissimo: si sale da Trieste, da Postumia, e più in 1a ancora at- .iraverso terrazze di monta·gae in cui. non c'è una sola cresta che formi ostacolo, nè vi sono solchi di valli che convoglino le acque nettamente verso il nostro mare o in opposta di- -rezione: voi quì non potete quindi afferrare dove sia la divisione fra questa parte che prospetta verso il nostro beli'Adriatico e l'altra parte che pende verso i piani danubiani interni. Questa incertezza è sempre stata una causa -storica di mutazioni profonde, poichè la man- -canza a tratti di ogni sbarramento effettivo, il fatto di questo bastione che in certi tratti è come se tosse crollato (e quindi il passaggio I . ibli teca Gin.0Bianco . avviene senza nessuna difficoltà), questo fatto · ha portato sempre. come cons~gu~nza ~d un~ facilita grandissima di fluttuaz1on1 etniche, d1 spostamenti di nazionalità, da una, parte e dall'altra. Quì dunque, ben lungi dal trovare il consueto sbarramento alpino, noi non abbiamo più alcuna possibilita di un taglio netto fra una popolazione e un'altra. · · Ora, voi ben sapete quali conseguenze ha avuto dopo la fine della nostra guerra questa situazione di cose. Voi sapete benissimo quale lotta profonda, e con quali crudeli conseguenze per tutta la sistemazione politica del nostro paese, per .Ja pace morale dell'Italia, quale lunga serie di diatribe, quale tenzone a coltello dovè combattere l'Italia contro i suoi alleati e contro l'associato per ogni poJlice di ··terreno che essa doveva far suo in questo territorio della Venezia Giulia, acquistato dal sacrificio di 600.000 morti e col sacrificio di più generazioni di martiri. Poichè le Alpi qui non hanno precluso l'entrata del nostro paese, e quindi noi troviamo di quà della cresta alpina discese le torme slave: troviamo in questo terr-itorio, che oggi è tutto nostra Italia, ma che si durò tauta fatica a fare diplomaticamente italiano, troviamo una singolare screziatura di nazionalità diverse senza che vi sia un passaggio graduale, una graduale sfumatura, come nel territorio nizzardo in cui · si passa quasi per una serie di sfumature dai dialetti liguri che sono italiani ai dialetti provenzali che sono francesi: qui noi invece passiamo dalle campagne italiane alle slovene, dalle slovene alle croate, passiamo da gente che è nostra a gente che non ha nessuna parentela colla nostra parlata e co11a nostra terra. Diverso è il tipo, diversa la parola, e insieme con la parola il sentimento animatore. Ora come dovremmo noi fare, se voles-· simo constatare dentro l'ambito di questo territorio mistilingue, quale veramente sia la situazione linguistica? Questo quesito si proponeva sempre· anche la monarchia AustroU ngarica, che, eseguendo i suoi censimenti con una certa ricerca di precisione, poneva sempre tra le domande cui era debito rispondere, una che noi non pensiamo affatto di porre nei censimenti nostri, la domanda cioè della lingua d'uso per ciascun cittadino. Composta com'era, di un mosaico di nazionalità diverse, questo quesito della lingua rappres~ntava per . essa un quesito necessario per ciascun censimento. In base dunque ai risultati delle statistiche, comune per comune, casa per casa noi potremmo ricostruire la carta della V e~ezia ,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==