I PROF. CARLO ERRERA ( , I CONFINI D' IT i\ Ll 1\ ' SERA DEL 21 GENNAIO 1925 , e ONTINUO a passare in rivista i confini d'Italia, come elemento principalissimo di quelle che sono le relazioni dell'Italia coll'estero, costituendo i confini la linea di contatto di un paese coi paesi che lo circoFJdano. Nella lezione precedente abbiamo veduto quello che si riferisce ai contatti colla Francia,. nell_'unica parte che presenta qualche ambiguita, cioè al confine nizzardo, dove non abbiamo una linea geografica. che chiuda nettamente il nostro paese, dove il confine naturale sfuma piuttosto che presentare un taglio netto, dove anche sfumano, può dirsi, la volontà ed il sentimento nazionale, nel passaggio da qu·e110 che è il territorio nazionale italiano a quello francese. Abbiamo pure veduto il caso del Canton Ticino, dove il confine geografico è nettamente e precisamente determinato, ma il confine storico ~'è differenziato da esso in modo sensibilissimo, costituendo un incluso di gente e di lingua italiana appartenente politicamente alla Svizzera. Abbiamo veduto ancora il caso dell'Alto Adige, in cui il territorio è anch'esso dal punto di vista geografico necessariamente, inequivocamente italiano, ma in cui abbiamo incluso, dentro all'area che l'Italia ha fatto anche politicamente sua, un gruppo di popolazione nettamente straniera per tradizione sentimentale, un gruppo tedesco compatto e fitto, diviso . con un taglio spiccato e quasi senza sfumature dalla popolazione italiana. E questo è un caso diverso dal caso nizzardo, come diverso Bib ioteca Gino • 1anco . . da quello del Canton Ticinò, in cui il territorio contrastato all'Italia è un territorio italiano di lingua. Qui invece abbiamo un nucleo di popolazion_inettamente e spiccatamente straniere, che le ragioni storiche e geografiche congiurate insieme hanno attribuito ali' Italia, essendo questa l'unica possibilità, che a noi si offrisse,. di raggiungere un confine il quale chiudesse nettamente il paese e fosse definitivamente, per ogni età futura, lo sbarramento d'Italia di fronte allo straniero. Questa era insomma la frontiera che occorreva raggiungere per chiudere, ad un paese compattamente costituito nella sua nazionalità e nella sua unità statale,. quelle che sono le porte onde lo avevano invaso e dominato per una troppa lunga serie· di secoli gli stranieri. Il caso che ci rimane da illustrare, è quello più interessante, cioè il caso della frontiera orientale. Anche in questo campo la guerra ci. ha portati ad un cambiamento radicale di situazione. Abbiamo ricordato già come la frontiera del 1866 che ci ha deliziati fino al -1914, fosse, per la parte della pianura veneta e friulana, congegnata ad arte dallo stato · nostro vicino per avere le porte d'Italia sempre aperte, e aperte con tutta facilità. Noi abbiamo troppo a lungo sofferto di questa condizione miseranda del confine, che dava il potere di invadere i nostri territori, che dava quindi la preponderanza militare in tutta la regione più esposta del ' nostro confine ali' Austria-Ungheria fino al 1914.
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