Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

• • I Geografia PRO~ CARLO ERRERA .. I CONFINI D'ITALIA \ '\ SERA _DE~ 14 GENNAIO 1925 RIASSUMENDO quello che bO detto nell'ultima lezione, richiamo il problema sul quale più ci siamo soffermati : del modo cioè come dalle divisioni nazionali si possono trarre gli elementi· per una divisione statale, e del modo, in particolare, come dalle divisioni delle nazionalità in Europa si siano tratti nel secolo XX gli elementi per delineare l'assetto politico dell'Europa stessa. Abbiamo veduto, a questo proposito, quante difficolta si oppongono, sopratutto per il riguardo geografico, ad attuare quello che parrebbe l'ideale, secondo il principio nazionale, che cioè ad ogni nazionalita potess~ corrispondere un ente politico, che si reggesse per sè. Abbiamo veduto che le nazionalita molte _ volte non si possono considerare come ancora cosi evolute e mature da poter dare origine ad un organismo statuale che viva di vita propria ; abbiamo veduto quante altre volte le nazionalita o sono troppo .mal definibili nei lorq .confini, o formano gruppi troppo piccoli perchè ciascuno di essi possa formare un organismo politico vitale. _ . Avevamo anche dimostrato, con esempi, che la carta geografica d'Europa e sopratutto quella dell' Austria Ungheria proiettata sullo schermo ci offriva, c0me si riscontri in certe parti dell'Europa un vero polverizzamento delle singole nazionalità, le quali si presentano spesso sparpagliate in tanti gruppi piccoli o minuscoli, formanti vere isole etniche incluse in mezzo ad altri agglomerati ,maggiori. Naturalmente in casi di questo genere le nazionalità più piccole sono irrimediabilmente sacrificate alle necessit~ delle più grandi, perchè è impossibile che ad un piccolo gruppo o nucleo di villàggi od anche di città, per il solo fatto che vi si parla un linguaggio diverso da quello della nazionalita circostante, si faccia ragione nella eventuale pretesa di un assetto politico prop~io ; Biblio eca i o Bia co I onde avvit ne di necessita che i nuclei minori ' siano sacrificati alle esigenze dei maggiori. Non solo, ma anche occorre che questi enti nazionali maggiori, che pervengono ad essere politicamente signori di sè, si possano sistemare in organizzazioni politicamente vitali ; occorre, in altri termini, che gli Stati ai quali é riconosciuta la capacità organica di reggersi politicamente indipendenti in base alla propria nazionalita, possano avere · assegnati confini tali,. per cµi la loro .esistenza di Stato sia garantita. Avviene cosi, che per necessità imprescindibili, piccole nazionalità isolate o nazionalità periferiche poste a confine di entita maggiorj (come è i I caso sul confine d'Italia) . siano de~tinate ad essere sacrificate, alle e,igenze dell'organismo maggiore. Ora, ciò che noi possiamo dire dei singoli Stati da questo punto di vista della rispondenza dell'organismo statale coll'organismo nazionale, ci porta come si vede, sul terreno degli esempi singoli, ci porta sul terreno della geografia particolare ; per ,cui siamo tratti ad esaminare partitamente le condizioni dei singoli stati e•tropei e degli altri maggiori, spe- · cialmente da questo punto di vista. Siamo qui ad una seconda parte della nostra esposizione, e dobbiamo cominciare oggi coll'esempio del nostro paese. Per conseguenza noi ci facciamo adesso a considerare in che modo l'organismo statale italiano, quel1~ porzione politica d'Europa che si chiama lo Stato italiano, si sia venuto estendendo nel territorio che gli corrisponde, in rispondenza a quella che è la realtà geografica e nazionale. Se risaliamo alle età più antiche, vediamo che la intuizione e la comprensione di ciò che . è l'organismo geografico dell'Italia appaiono fin da tempi antichissimi, perché vediamo che già fin nella storia romana, quando siamo al , tempo delle guerre· puniche, l'Italia continentale è quella che é oggi, l'antica· Italia è un • • I o I

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