/ LAVORO E PRODUZIONE ,,, Problemi commercialied agricoli / La l1nposta .co1nplementare. Innanzi tutto ricercare i disertori. Col 31 maggio u. s. si è chiuso il termine per la presentazione delle denuncie dei contribuenti della nuova imposta complementare sul reddito. - Mancano ancora, siano pure sommari, i dati circa le denuncie presentate in tutta Italia o anche solo quelli di qualche particolare distretto ; ma da quanto è ·stato dato ... di inferire, principalmente dal numero _delle ricevute rilasciate dagli Uffici distrettuali delle imposte, risulta che una minoranza solo degli interessati ha risposto ali' appello del Governo. Le cause di tale « diserzione in massa » - e non pare non appropriato l' uso di tale termine - sono indubbiamente varie e complesse, ma non si ritiene di essere lon- . tani dalle verità nell'affermare che esse debbono avere uno stretto rapporto colla remissività adoperata a propo ... sito della imposta sul patrimonio. Per questo, il termine per la denunzia, che si chiuse in un primo tempo col 31 maggio 1920, fu successivamente prorogata al 1921 , poi al 31 luglio del 1922 e anzi ora il termine per la denuncia, in esenzione di penalità, è praticamente aperto fino al 31 dicembre 1925, per chi definisca per concordato r accertamento del tributo. È quindi indubitato che tale remi~sività non possa non avere indotto il contribuente, - non ancora abituato agli atti di denuncia volontaria per gli effetti fiscali - se non a rinunciare addirittura, a presentare la dichiarazione voluta dalla legge, per lo meno a rimandar la fino ·allo scadere dell' ultima delle « immancabili proroghe che verranno concesse ». Un altro elemento, indubbiamente assai più grave, può avere influito a consigliare l'astensione; elemento esso pure connesso colla applicazione della imposta sul patrimonio. Questa imposta, che è entrata gia nel sesto anno di sua applicazione, non ha ancora dato luogo ad una azione rigorosa e completa della finanza per gli accertamenti, d' ufficio, dei patrimoni non denunciati. Purtroppo fino ad ora gli uffici delle imposte, quasi sempre con una eccessività di misura che ha _provocate proteste numerose e ripetute sulla stampa commerciale e ha portato anche alle organizzazioni collettive di convegni d' importanza nazionale, si sono limitati a perseguire i denuncianti ; e siamo ancora ben lontano dall'avere esaurito r esame, o attraverso i concordati o attraverso le decisioni definitive delle commissioni, di· tutte le dichiarazioni presentate. È quindi logico che sia diffuso il convincimento - e in tale senso le dichiarazioni degli interessati sono con- \ tinue - che sia conveniente sempre per il contribuente • astenersi dal presentare le denuncie, o - se mai - presentarle al più tardi possibile. Ma questo non deve accadere per l' imposta complementare, la quale rappresenta il migliore coordinamento del rinnov~to sistema tributario italiano, e deve avere, perchè possa esercitare la sua funzione equilibratrice e compensatrice, la massima diffusione ed applicazione. Si cominci quindi e subito dai procedimenti indiz~ari e investigativi. ~ Innanzi a tutto ricercare i disertori » ; questa deve essere la formola da adottare ed a tale intento, nessun mezzo, nessun sacrificio deve essere tralasciato. È una ragione di vita per la stessa imposta, è una necessità perchè essa sia lasciata nella sua mitezza attuale. è una ragione di moralità e di giustizia. Nè si deve anche dimenticare che solo completando le denuncie volontarie còlle iscrizioni di ufficio si potrà raggiungere quel massimo di reddito che permetta ai Comuni di compensare la perdita del gettito della tassa di famiglia {mantenuta però integralmente per il 1925 e che duplicherà quindi colla addizionale alla complementare) coli' aggiunta di 20 centesimi sull' imposta complementare. Caso contrario i Comuni domanderanno - anzi per meglio dire l'hanno già domandato - di applicare col 1926 l'imposta sul « reddito consumato » contrariamente al voto emesso recentemente dal Senato. Si verrebbe così con altro nome, a perpetuare la tassa di famiglia che il legislatore ha voluto sopprimere e si intralcerebbe l'evoluzione, ora in corso, verso forme migliori del sistema tributario italiano. Il carciofo. • È una pianta la cui coltivazione, che rimonta a molto tempo addietro. venne sempre tenuta in onore, in virtù della delicatezza delle sue parti eduli, costituite principalmente dalle infiorescenze o capolini (carciofi) - delle quali sono c_ommestibili il ricettacolo carnoso, e la base delle squame e delle brattee - ed anche da brevi porzioni dei peduncoli delle infierescenze stesse, dalle costole delle foglie e dai giovani polloni o germogli {carletti - cardoni - gobbi ecc.). Dioscoride e T eofrasto denominarono il ricettacolo carnoso dei fiori, che venivano largamente consumati a quei tempi, rispettivamente col nome di ghirens ed Ascalia; i. Romani, che li consideravano generi di lusso e che preferibilmente li importavano da Cartagine e da - 42 - Biblioteca ino Bianc
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