Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

I • ' . NE E RECENSIONI LE LETTERE . '' Teocrito ,, di .Ettore Romagnoli. La Casa Editrice Nicola Zanichelli di Bologna sta per pubblicare nella co-llana dei classici greci tradotti dal più grande ellenista italiano, Ettore Romagnoli, gli Idilli di Teocrito; dai Mandriani ( « il Poeta 11i ha dipinta l'infanzia dell' Orjeo dei pastori e nella sua pittura c'è un'aura di Raffaello ~) ai Cantori, dai Mietitori al Ciclope, dal Rubacuori a Ila, dall'Innamorato di Cinisca \ alle Siracusane che sono il capola11orodi Teocrito e una delle grandi mera1'iglie delf arte, dalle Grazie ali' encomio di Tolomeo. Prima che il libro esca dalle officine della Casa Bolognese nella edizione che _Adoljode Carolis ha voluto adornare di magnifiche incisioni, con la sua grande arte Vita Nova, riporta. uno degli idilli che /anno pa~e del- [' opera completa. • Ora, una notte fra l' altre, Alcmena, la donna di Midia, deposto Ercole aveva, con lficle, nato una notte dopo di lui, poi che li ebbe lavati e l>en sazi di latte, entro un bellissimo scudo di bronzo, che aveva predato An6tri6ne al re Pterelào, quando cadde 1ul campo. E detto avea, pretese le mani sul capo dei bimbi: e Dormite un d,lc~ s°'11o cui segua •~ave risveglio, anime mie, figli miei gemelli, miei dolci bambini: sereno il tonno -aia, sereni de1tatevi• a l'alba >>. - Diceva: e il grande scudo cullavJ ; . ed jl sonno li ~olse. - A mruanotle, quando aià l'Orsa declina al tramonto, contro Orionr., e questo dal mare il grande omero innalza, due suscitò I" astuta Giunone terribili mostr~ due draghi orridi tutti nel guizzo di Cf'rule spire, 1ull' ampia soglia, dove aor~evano gli àtipiti cavi, e minacciò che abran ..to avrebbero il pargolo Alcide. E rotolarono i due serpenti i volubili ventri d1 sanKue avidi al suolo: brillava dag.li occhi. un~ fiamma, mentre avanzavano, orrendd, sputavano to$sico acerb". Ma poi che, linaueggiando, fQr giunti vicino ai bambini, ecco, mercè di Giove, cui nulla si c~ld, f Qr desti d" Alcmena i dolci figli. brillò ne la casa un fulgor... , Uicle tosto gridò, come vide gli orribili mostri 1ul cavo scudo, vide brillare le luride zanne, e con un colpo dei piedi gittò la villosa coperta, tentando di fuggire. Ma Ercole, surto alla lotta, -I ( ., I - 39 - • 1t,1e le mani, ed entrambi 1errò con un duro legame gli angui fatali alle 1trozze, d9v' essi nascondono il tòaco fatale, ond' hanno orrore perfino i Signori d'Olimpo. E 1i divincolavano entrambi d' intorno al fanciullo, lattante, al tardi nato, che mai fra le braccia non pianse della nutrice; ma poi 1i sciolser coi dorsi fiaccati, • ed uno scampo essi stessi cercir dalla stretta fatale. Ed ecco, il grido udi prima Alcmena, che prese a gridare: « Anfitrione, sorgi, ché grave terrorè m'invade: lèvati, non ti curare di stringerti i sandali ai piedi, Non odi il piu piccino dei bimbi, come urla ? Non vedi • che le pareti tutte, sebbene aia notte ancor. buia, sono fulgenti, quasi brillasse la limpida Aurora ? C'è, c'è qualcosa di nuovo, in .casa, m1trito mio bello ~. Disse. E Anfitrione, udita la sposa, b11lzò giu dal letto, . stese la mano alla 1pada sua bella, che sopra il giaciglio appesa, pronta sempre, teneva a un piolo di cedro. E d' una mano impugnò il balteo di fresco intessuto, cpn l'altro la guaina leggiadra di legµo ~i loto, e tutta la gran sala fu invasa di nuovo dal buio. I servi indi chiamò, sprofondati nel grave sopore: « Portate presto il-fuoco, prendetelo dal focolare, famigli miei: levate dagli usci le spranghe massicce ». - Levatevi, operosi f amigli : vi chiama ·t padrone - disse una donna fenicia che pr.esao i mulini dormiva. E accorser tutti quelli, recando le fiaccole accese : ognun s'affrettava, la casa era tutta un tumulto. ,. Ed ecco, appena videro Alcide tuttora poppante, che con le tenere mani stringeva alla strozza i due mostri, . un urlo tutti inaieme levarono ; e il bimbo a suo padre mostrava i due · ser-penti, li palleggiava alti sul capo, con bambinesca festa; e il)6ne, ridendo, ai suoi piedi gittò gli orrendi mostri, sopiti in letargo di morte. E poscia; Alcmena al seno ai strinse il minore dei figli, lficle, esangue tutto, e trepido per lo spavento;- sotto il villoso mantello raccolse Anfitrione l'altro, e nuovamentè al letto tornò per ,iprendere sonno. • Ecco, e tre volte i galli cantaron già alto il mattin0. Alcmf'na fece allora chiamare Tiresia indovino, che· presagiva il vero, gli disse del nuovo prodigio, d"esprimer tutto ciò che doveva -avvenire gl' ingiunse• e Né se qualcosa di tr;sto preparano i Numi, riguardo_ tu devi avere, e celarlo: ché tanto, non posson gli umani quello evitare eh' abbia filato la P~rca fatale. Ma che vo' dando, o figlio d' Evère consi6li ad un saggio? ». Disse cosa la regina: cosi I' indovino rispose: e Madre di sommi figli, di Pèrseo sangue, fa' cuo·e, e serba in mente il meglio dei prosperi eventi futuri. Per questa dolce luce degli occhi, da tanto perduta, molte donne d' Acaia, torcendo sovre110 il ginocchio il morbido filato, il nome d' Alcmena nel canto e1alteranno; e sarai l'onor delle femmine d'Argo; tel uomo il figlio tuo, tal eroe dal petto possente creacerà, salirà sino al cielo che regge le atelie. • - • ,

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==