.silenziosa; tutta odorata di · erbe selvatiche, in cui spicca, nera e jeratica, la sagoma del pastore. Scorriamo due pagine : la nostra attenzio~e si ferma alla lirica « Meriggio ». Nessuna località, è precisata; ma fin dai primi versi ci accorgiamo di essere in Sardegna, in uno di quegli angoli montani, remoti e inesplorati, che sono tutto un brusire di freschissime fonti « tra viluppi foschi d' ellera e di l{ane ». Sfogliamo ancora : qualunque sia l' argomento, il poeta non lascia di tracciare con pochi tratti un paesaggio. Il Pane? « Ti conquistò », egli dice, il debil uomo inerme, prono au gli aspri solchi della terra I L'occhio- spazia ancora in solitudini piene di ' mistero. La marina di Gonone splende ai raggi della luna. Poi' si sale alle vette sublimi. La prima a comparire -è quella dell' Ortho- ' bene. E il meriggio : le greggi ed i pastori riposano, ali' ombra degli elci, sulla montagna tanto cara al poeta. « aspri di rovi e di cisti ·», ora brughiere in· cui « muovono profumi d' asfodelo », ora « filari dove l'uva invaia e odora il rosmarino » o paesaggi 'di: sognQ come quello descritto in .questi versi dell' ode al Gen- , • nargentu : 1 bei meandri delle gole, ove intesson gli oleandri serti di rose. Lo stesso dicasi per quanto riguarda l'elemento musicale, chè il Satta, sen- - za far ricorso a inutili onomatopeie, ci dà la sensazione di tutti i suoni, di tutte le voci che anima- · no la campagna. Il sonetto · « Notte nel salto » è forse uno dei più musicali, ma di una musicalità che ·risiede più nelle immagini che negli accenti. Oscure sono le notti in quelle solitudini spaventose, e silen- . ziose ; ma l' uomo ad og~i rumore, che si . ripercuote negli spazi con un· effetto dieci volte ·maggi,ore della causa, ricostruisce mentalmente - nella sua dimestichezza con la terra - il fatto che si produce inIl pregio di queste brevi liriche è nel fascino suggerito da certe espressioni buttate giù quasi inavvertitamente, come quel « spalancarsi » del mare che rende a perfezione l' appaORISTANO - TORRE DI SAN CRISTOFORO .torno a lui e dèl quale nulla può vedere. Ora è il cignale che scuote gli arbusti al suo passaggio e ogni urto sembra il tonfo di un macigno ; Ora sono rire improvviso delle marine attraverso le gole dei monti a chiunque si avventuri sugli altipiani della Barbagia o dell' Ogliastra. E, via via, tutto l'orizzonte montano si delinea, preciso e pieno di rilievo, su cui domina il Gennargentu, il monte che ha « soglie sacre d' argento », e la cima chiomata di nubi, cosi mistico nell'aspetto per i sardi, come la sacra montagna di Himalaja per gli indiani. Ma il poeta ci dà più che la linea, poichè della terra si sente, direi quasi, anche il profumo attraverso la notazione ddla flora caratteristica delle plaghe a volta a volta accennate. Ed ora sono luoghi erti, le felci che stormiscono al vento, le volpi che bramiscono a tratti in cerca della preda.... quando improvvisamente echeggia il mugolìo dei mastini che stanno a guardia degli qvili, accompagnato dal cr~pitìo di frasche calpestate da piedi leggeri come quelli de I muflone : è la « bardona » : sono uomini che il furto o la vendetta urge nelle tenebre in traccia del bottino o del nemico. *** Intanto il paesaggio si è animato di alcuni personaggi e la vita comincia a fluirvi in tutta la sua natu- · ralezza. Ecco un quadro che accade di vedere spesso in Sardegna, dove la passione per i cavalli ricorda - 29 - • Biblio ec ■ I .t.
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