Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

solo nei momenti di grande oblio, per rinnegare poi con un ghigno il frutto di quella • pazza gestazione. E disse, con parole che vestivano suomalgradouna smagliante gamma di colori vivacissimi, il suo interm'inabile vagabondare intorno al mondo, cosi lieto e così fecondo nel suo sghignazzante cinismo. Es' era levatodi tavola intanto, ed era passato al pianoforte, sedendosi sopra la tastiera che aveva sbadigliato un accordo di una dissonanza stranamente suggestiva, mentre egli si mangiava ad uno ad uno senza· posa tutti i canditi che· la signora Bernieux gli aveva per consueto gesto gentile posti innanzi. I due felici lo guardavanostupefatti, travolti e sbalorditi dalle sue,,, parole e dalle cose che egli faceva vertiginosamentepassare dinanzi ai loro occhi, così poco fatti alle cose ed alle parole non comuni. Poi parlava dell'India, dov'era stato come sguattero di un vapore inglese di lusso, - si levò da sedere e in piedi, improvvisando, soffiòsulpianoforteuna folata di suoni nuovi e stravaganti, che parvero alle sue parole un commento, come una alluminatura d' oro ardente. E dalla parola e dai suoni ecco rivivere il paese dei mille Dei, il lago sacro, il Tempio, d' oro la · lunga teoria di donne prosternate e lontane, là strada tutta di marmo cosparsa ai fiori e la pagoda d' Oodempore di cui ogni palmo è un capo- ·Biblioteca ·no Bianco ...... - 18 - lavoro d' arte lbizzarra ed una superstizione eternata nel sasso: e la folla seminuda, urlante grida incomposte e selvagge davanti a un rogo di immortalità. E un volo immenso di piccioni sacri, oscuranti r azzurro, e un popolo di commorani e di pellicani fra gli splendor del parco d'un rajah; e I' attonimento fatidico di un mendicante fakiro, tutto lustro di metalli e di conchigliette madreporiche. Poi il pianoforte tacque un istante. Un istante solo, e sotto le dita di Ranier mormorò una foresta vergine dell' America meridionale. - egli vi aveva seguito come interprete (che cosa non sapeva egli dunque~) .. un miliardario cacciatore - e migliaia e migliaia di strani ... e piccoli e grandi abitatori urlanti, zirlanti, fischianti, garrenti, cantanti dai più intricati viluppi di tronchi, di erbe, di rami, di steli. Poi la calma misteriosa e triste e profonda del mare immenso, la notte, contem- __ plata da poppa, solo con un cupo pensiero nell' anima... il rumore dell' elica sotto. Poi New York, la grande città divoratrice dai centomila veicoli incrociantesi, dai milioni di uomini di cento nazioni, fornace di idee, di delitti, di industrie, di suicidi, rogo immenso di una umanità impazzita; un fracasso pazzesco, fischi, . urla, trombe, campane, canti, grida... e sulla in~scoltabile trama sussurri, sospiri, gemiti, sogni... Poi una tristezza

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