Vita Nova - anno I - n. 5 - 1 giugno 1925

' LA '' MALATESTIANA '' :a:a=:=u:..:s.zm::cmc .. m CESENA - LA ROCCA MALATESTIANA Di quella pittoregca zona della Cesena del quattrocento, formata dal monastero dei frati conventuali, con la chiesa di San Francesco, innalzata nell' area dell' odierna Piazza Bufalini - della qual chiesa si vede ancor oggi l' abside, rovinato e scrostato dal tempo - ; coi porticati svelti, che cingevano tutt' intorno i due cortili aperti ai lati della costruzione centrale : il refettorio, ampia sala a due navate dalle pareti di affreschi rappresentanti scene sacre ; coi giardini e gli orti silenziosi e cupi ; coi sepolcreti mesti e severi, non rimane che l' edificio della biblioteca malatestiana, quantunque anch'esso sia stato trasformato e, purtroppo, adattato ai bisogni dei tempi posteriori. ' E la « Malatestiana » una delle più tipiche costruzioni del quattrocento: del periodo dei principi mecenati, in cui vediamo il sorgere di librerie preziose e il fiorire degli studi umanistici, che si sviluppano di pari passo con la « Rinascenza » nelle arti. Di quel secolo che è testimone della magnificenza di Cosimo de' Medici nella capitale Toscana ed in Romagna della grandezza dei Malatesta : dinastia tra le più belle d' Italia, famiglia di guerrieri e di uomini di governo, di poeti e di santi ; che avrà la ventura di assistere più tardi ali' innalzarsi del palazzo del duca Federico in Urbino, dove converrà la parte più eletta del pensiero e dell' arte di quell' epoca. Quando Malatesta Novello tornò nel 1447 a Cesena, che egli stesso aveva munito di fortificazioni più ampie, con la moglie donna Violante da Montefeltro e col medico Giovanni Marco da Rimini, i francescani pensavano di costruirsi una biblioteca. Ma, bisognosi d' aiuto, si rivolsero al principe munifico, il quale affidò la costruzione dell' edificio a Matteo N uti, che pochi anni dopo dovrà ideare in Cesena la nuova Rocca sulle rovine di quella esistente fin dal mille. Ed ancora, alla sua morte, Maletesta Novello lasciò alla biblioteca i codici, che aveva raccolto e fatto miniare e una rendita annua di duecento ducati d'oro, perchè servissero alla manutenzione dei libri e della fabbrica, destinando pur~ una somma come stipendio -- 8 - Biblioteca Gino Bianco

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