Vita Nova - anno I - n. 3 - 15 aprile 1925

. ' . ' .. -4agraria, ha. realmente una importanza notevole; Ora fermiamoci, molto. brevemente, sulle voglio dire la categoria dei braccianti. Nel caratteristiche più notevoli di ciascuna di 1913 più del 70 per cento degli organizzati queste categorie di lavoratori. Troviamo dunconta.dini era di braccianti; nelle organizza- que in primo luogo, nell'Italia settentrionale e zioni rosse la percentuale sale all'87 per cento. media, ,1.100.000 piccoli proprietari. Occorre Ora questa, per me, è la più lucida di- mettere in evidenza la nessuna analogia fra le mostrazione che il movimento socialista non ·caratteristiche del contadino piccolo proprieera un .movimento rurale, perchè la categoria tario, e l'operaio della fabbrica? C'è piutdei braccianti è una categoria anormale nella tosto qualche analogia fra esso contadino e struttura della orga·nizzazione agricola; è una l'artigiano, quel vecchio artigiano, pel quale categoria la cui esistenza, certo, si spiega, ma Carlo Marx aveva molti rimpianti. che in un ordinamento bene assestato, bene Ma, anche qui, la analogia vale solo in equilibrato della produzione terriera, si riduce parte. Va ricordato l'indirizzo essenzialmente di ad un minimo, ha. un'importanza, un peso af- economia domestica della piccola proprietà del fatto secondario. · , · cantadino? Egli produce assai più per se che l . Per rendersi ragione di ciò, sarà opportuno fare una rapida corsa attraverso il mondo del lavoro agricolo, attravers'J le varie_ categorie dei lavoratori dei campi. Si parla spesso di proletariato dei campi. Credo ci siano poche espressioni vuote di senso quanto questa. Quando si dice proletariato industriale si dice, si, qualche cosa di preciso, si dice la grande. massa dei salariati dell'industria, che hanno, entro certi limiti, comuni caratteristiche economiche e sociali. Ma quando si . dice proletariato dei campi non si dice nulla di definito; non c'è un proletariato dei campi; ci sono tante distinte categorie di lavoratori agricoli, che hanno çaratteristiche economiche, sociali, psicologiche, estremamente diverse le une dalle altre. · · Sarebbe assai interessante poter dare esatte cifre statistiche intorno alla relativa importanza delle singole categorie, ma non è possibile. ; .All'ingrosso; in base a considerazioni ed elaborazioni sulle quali non posso ora fermarmi, credo che la situazione, alla data del censimento del 1911 (poichè le cifre di quello ·. del 1921 noµ. sono ancora utilizzabili), possa ri,a_ssumersinelle seguenti distinzioni e cifre relative ai .censiti d'ambo i sessi al di sopra di dieci anni. . Nell'Italia settentrionale e media 1.100.000 contadini piccoli proprietari; 1.300.000 contàdini piccoli affittuari e coloni, 400.000 contad-ini salariati fissi, 2~000.000 di braccianti. Nèll'Itàlia meridionale e insulare, 5.000.000 circa di lavoratori dei campi, i q~ali sono prevalentemente di un tipo misto, partecipante dei caratteri di tutte le categorie precedentemente distinte, con prevalenza or degli uni .or. degli altri. Il.totale è di 9.800.000 contadini d'ambo i sessi, da dieci anni in su. I la CO per il mercato: la piccola proprietà è come un mondo in parte chiuso, ·con scarse relaìioni coll'esterno. Essa, nell'Italia settentrionale e media, è diffusa particolarmente nella montagna, dove spesso è integrata da proprietà collettive. Troviamo la piccola proprietà anche fuori della montagna, spesso espressione di un faticoso movimento di ascesa del contadino dalle ca~ tegorie inferiori dei piccoli affittuari o coloni. Nessun contrasto distributive: qui c'è invece un. quasi morboso attaccamento del contadino alla sua terra. Se consideriamo sopratutto · i piccoli proprietari della montagna, non si tratta affatto di lavoratori che stiano meglio di quelli che non posseggo_noterra; sono anzi, · spesso, i più miseri fra i lavoratori dei campi. Tuttavia credo difficile trovare uno fra essi, anche dei più poveri, che preferisca trasformarsi in salariato, anche se provvisto di reddito più alto. _, · Qui nella montagna, se c'è una questione sociale, essa non è di competizione fra classi 0 fra categorie, è piuttosto qi lotta contro lo Stato che difende i boschi e i terreni saldi, mentre il contadino desidera di estendere il proprio campo e il pascolo, donde trae le sue risorse alimentari. Questa è, in sostanza, la sola questione sociale della montagna, e che cosa ci sia in cfò di affine alla questione sociale del· prole,.· .tariato industriale, lascio a voi giudicare. . · Abbiamo poi una seconda ca.tegoria, che · chiameremo colonica, formata da piccoli affittuari, mezz~dri, coloni pa1ziali ecc., ed è non soltanto molto numerosa, ma tra le più. carat"!" -- teristiche dell'Agricoltura Italiana, e insieme delle più diverse dal proletariato industriale. Intanto, l' unità lavoratrice non è costituita dall'individuo ma da una comunità parentale con interessanti e caratteristici legami tra i suoi ' membri, secondo vecch·ie consuetudini, .helle quaJi si può spesso ammirare la saggezza dei I • e '

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