Vita Nova - anno I - n. 3 - 15 aprile 1925

differire gran che da quella degli altri. Infatti quello che distingue un grande pittore da un mediocre pittore è qualche cosa di inafferrabile, di ineffabile. Se ambedue ritraessero la stessa cosa non vi sarebbe critico che potesse dirvi il perchè l' uno dei quadri è bello e l'altro meno. Nel dire comune è però riconosciuto che di due persone ugualmente ben vestite, ' una è elegante e l'altra può non esserlo. E forse la stessa segreta ragione della bellezza. A prima vista quello che colpisce nella pittura di Spadini è una straordinaria distinzione. Per rimanere nel pa - ragone del vesti- ' re, e come un tale vestito nè peggio nè meglio di un altro ma che fa dire « Ecco un uomo distinto ». Guardando meglio troverete in quest'abito pit- . torico le stesse stoffe e magari a Non si accettano volontieri nuove forme sopratutto quando si sia come la nostra modernità imbevuti di ' falsità culturali e di simpatie mortifere. E ridicolo vedere dei gioyani che vanno in solluchero davanti a certe sordidezze d' imitazioni dell' antico, ed è quasi criminoso che vi sia ancora chi titilla il gusto archeologico di certa gente con tutto il ciarpame del basso seicento e d' altri tempi, sceso dalle soffiitte e presentato nei salotti come un segno di nobiltà. Piuttosto che avere il cervello imbottito di pregiudizi e di • • • prevenz1on1, piuttosto che apprezzare ali' infinito le verniciature di almeno due secoli fa come l' ultima Thule della possibilità umana, è meglio prendere qualche cantonata e apprezzare per un po' qualche untorello pittore dei giorni nostri. Strane degenerazioni del gusto! Mo bili belli e nobili non sono che del cin-- ·occhio e croce lo stesso taglio. Al-. beri come ne fa Spadini, bimbi, --n OLMI ED EDERE , que o del sei o donne, composizioni come ne costruisce Spadini, se ne vedono, a occhio e croce moltissimi altri. Anche il suo colore non lo trovate nuovo. È per lo meno una novità vecchia di molt' anni ; certe crudezze, certi avvicinamenti di tinte fredde ; certe intonazioni fatte di luci più che di velature diffuse. Direte dapprima : « Spadini è tutto qui ? » vi saranno persino certe armonie che potrete prendere per stonature e nessuno vi darà· torto. Usciamo ora dall'afoso campo dell'ammirazione archeologica e ricordiamo troppo, senza volere, dei quadri antichi, il mistero delle tinte cupe, lo stile compiuto di un• epopea pittorica finita or ora, si può dire. Ma perchè Beethoven è cosi quadrato, potente, nostalgico e suadente, è forse meno importante W agner che a tutta prima, e paragonato al primo, apparirà disfatto, decorativo e sordo alla nostra anima ? del settecento: quadri idem ; stoffe idem. E cosi si arriva a quei mostruosi connubi di composto moderno e scomodità antiche. E meno male si trattasse di roba autentica I Niente; alla sete di aristocrazia di molte brave persone basta molte volte una cattiva imitazione. Per mio conto preferisco cento volte una buona poltrona di vimini a tutte le Savonarole di questo mondo e non· risicherò mai di essere truffato nè di annoiarmi in un magnifico cimitero. Questa disgressione non è fatta a caso. Quello che in essa si contempla è tanta parte del mancato riconoscimento di Spadini da parte del pubblico. A chi ne ha scritto e a chi ne scrive con tanto amore può servire meglio di ogni altro la ragione che essendo egli I' esponente, il concniusore di tutto un periodo di ricerche, l'accentratore di un'esperienza tradizionale· - 37 - Biblioteca Gin Bianco •

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