castello, donne sode e bionde in bolero a ricami e grembiulini gialli, uomini in brache di camoscio e cappello piumato. Una vecchia che piange, una ragazzina che mi guarda fra sostenuta e condiscendente. Bandiere biancorosse a biancoverdi, tralci di frasche, corone di querce, e striscioni: « Heimkehrer, Wilkommendaheim! ». Oltre scenari sempre rinnovantisi di monti e di valli e di viadotti, appare, ,·e . -~~~ "-~-- . razione pel nostro Re, sfogo contro la-politica ~errrta• nica, grata sorpresa per i prigionieri che 001 loro rendiamo grassi, mentre la Russia li rimanda devastati dal digiuno e dalla tubercolosi. Solo una Fraiilein ha il coraggio di dirmi : - Cattivo italiano, che ci hai fatto la guerra ! - Poi non riesce a mantenere il musetto imbronciato, e ride. Verso sera il treno lunun gran ponte di ferro tra ~:==~~-:a--~~~~~--~~7:~~~~~!11 gamente strepita su una fitta rete di binari e ]di scambi, entra in un'atmosfera grigiastra, si perde fra interminabili fila di fvagoni e di carri, sinchè oltre le quinte delle case si scorge l' anello verticale di una giostra e la colonna rostrata di Tegetthof. due contrafforti, e i tetti e i campanili e gli alti comignoli di Bruck. Era anche allora il crepuscolo: ma nebbioso, diaccio, disperato. Lungo le banchine, sotto la tettoia della stazione, una folla militare di berretti crestati e di elmi a chiodo che guarda va compiacciuta e beffarda i nostri cenci di prigionieri, la nostra oscura pena, mentre in fila uscivamo dai . ' vagoni a raccattare un po di cibo, e ci pigiavamo tremanti entro la baracca per truppe di passaggio. Guardo ora le stesse Allo sportello, come ci fermiamo nella stazione, un soldato mendicante si fa largo tra i facchini, offre scatole di fiammiferi e lo spettacolo della sua miseria. La capitale che ci saluta. La fermata di Vienna panche, vuote, ove consumammo con voracia la piccola salsiccia e la gavetta di tè. Sullo spiazzo vi sono due gendarmi, un col~nnello col petto decorato e l' aria buia, qualche crocchio di paesani puliti e taciturni. Repubblica. Che cosa c' è LOEBEN - JAKOBIFRIEDHOF non è durata tre ore. Il tempo di scendere, di infilarmi in una sonagliante vettura e fare una rapida corsa nei Ring. Poi di nuovo nell'ormai famigliare convoglio ove i soldati vivono come nelle loro baracchette di guerra. di cambiato nel volto esteriore del paese ? Soltanto l' esercito spazzato via. Il resto è eguale. Un treno di cannoni, buona preda custodita da nostri artiglieri, ci incrocia diretto in Italia. Passano pigramente verso la Boemia e la Moravia treni pesanti di vettovaglie. Ordine e dignità dovunque. Forse non mai come ora l'Austria ha meritato rispetto. La quarta giornata di viaggio si inizia a Wiener Neustadt. Scendo per sgranchire le gambe ed entro nella vecchia città militare. Sulla piazza quadra adorna di bassi edifici incappucciati e porticati, raccolgo i commenti di qualche pensionato alla mia divisa : ammi- - 32 Biblioteca Gino Bianco - El va el birocc ! - esclamano i fanti pazienti e filosofi. E intorno alle candele accese fumano le loro pipe, giuocano le loro carte, con semplicità antica. La quarta notte e il quinto giorno. Notte insonne pel passaggio di frontiera. Lundenburg e Cecoslovacchia, baionette e lanterne, chiasso e linguaggio ignoto. Ecco ciò che veramente dà il senso della lontananza che vi separa dal mondo : una lingua che non si com-- prende, e quando se ne leggono le parole, non si riconoscono neppure le lettere. Altra prova della fra~ tellanza umana. Il sole nascente s'offusca sopra Ostrawa fumosa
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