della tela, quella con Tisbe, pastorella, passa con una 1 rapidità che oggi si chiamerebbe cinematografica, dieci battute di dialogo per ingannarla ; due per dire che I' ha ingannata e scappare. Rapidissimo l' incid_ente col Commendatore che finisce con la sua. morte. ·Grottesco l' incontro con Aminta che s'è appena sposata, senza amore, e che il padre Galeno, persuade, con la promessa di ricchezze e di onori, a dare a Don Giovanni il fiore della sua gioventù. Il dramma obbedisce alla necessità per cui era nato, ed anche alla sua logica. Scritto da un degno sacerdote, doveva servire per l' edificazione dei fed~li. · Perciò su tutto ciò che era colpa lo scrittore aveva sorvolato insistendo se mai sugli effetti di esse (Tisbe grida al (( fuoco » quando rinviene dal fallo e s' accorge che esso è molto grande perchè Don Giovanni l'ha abbandonata). Aveva invece messo, con un effetto che doveva essere sulle platee dei tempi veramente ' portentoso, in fuoco centrale il castigo del peccatore, fatto per mano - e che mano I - della sua stessa vittima. La· statua di Don Guzman d' Ulloa, afferra con la mano la mano del peccatore; la voragine s'apre, poco dopo che un invisibile coro ha cantato : « AH' eterna giustizia non sfugge uµ solo - degli umani delitti - Tutti nel libro adamantin son scritti - Mentre sereno il cielo appare ali' empio - Sovra il suo capo la tempesta mugge - Improvvisa discende e ne fa scempio ». Il dramma è scritto tutto per questo finale. La punizione del reo che non può nemmen confessarsi .... e ravvedersi e che è d'urgenza sprofondato nell'inferno. · Del carattere di ..Don Giovanni quale ·risulta da questa commedia e dall'altra El ateista f ulminado - precedente a questa o da questa inspirata -. si può dire che esso fosse il vero e· l'originario. (< Con voce unanime m'appellano a Siviglia il seduttore e non vanno errati; poichè il maggior piacere che io m'abbia è quello di sedur le donne, e poi piantarle li disonorate ~. Cosi si definisce da sè Don Giovanni ne ~ Il Convitato di Pietra ». Così era, il Don Giovanni della leggenda e della realtà : la realtà di ieri quella di oggi. Sensuale, carnale, animale da preda, tutto istinto, ·senza scrupoli, che rompe la virtù femminile servendosi sopratutto dell'inganno. L'inganno consiste nel nascondere aè stesso sempre. Di fronte ali' anima assetata d'amore e di sentimento delle donne, in cui è sempre una mutevole, ma durevole poesia, egli nasconde la sua carnalità e si offre, come fidanzato, comé marito, oppure prende le vesti d'un altro e arriva di sorpresa al talamo profittando di tutto l'amore che l'altro ha saputo suscitare. Quando la preda è presa egli torna sè stesso e fugge verso un altro amore, cioè verso un altro inganno. Con 11ncarattere così rettilineo, non era possibile costruire il dramma. E d'altra parte a quei tempi, la tragedia non poteva essere impiantata tra il protago- · , nista, maschio, e l' antagonista femmina. La femmina · è presto ingannata o .innamorata. Ingannata e innamorata ella non sa resistere alla seduzione, è subito preda, una preda che non si dibatte nemmeno. Il suo dramma comincia quando Don Giovanni è.già lontano e ali' esaltazione erotica è subentrata la delusione. Ma su questo sentimento il drammaturgo non può insistere. Egli deve seguire Don Giovanni nella sua nuova avventura. La tragedia è dell' uomo contro Dio ; lo si vede nella sua catastrofe, nell'atroce punizione . del reo. L'ateista fulminato. Se si guarda bene, le colpe di Don Giovanni in questo primo formarsi della leggenda non sono I' inganno, la menzogna, la ricerca del piacere, l'aspirazione mai saziata della voluttà, rinnovata continuamente dalla diversità della donna; ma è la mancanza d' un senso religioso della vita e dell'amore, ' del sacro timore di Dio. E l' ad libitum portato oltre la cerchia dei mortali fino al trono di Dio che al godimento ha messo nel nostro stesso animo, dei freni e nell'amore - freno più grande di tutti - il sentimento. La tragedia è qui : l' uomo contro Dio. La donna è la vittima è il voto, il dono del signore calpestati. Il libertino è qui il prototipo dell'uomo che conosce una sola legge, quella del suo piacere e . tutto travolge pur di soddisfarla. Un peccatore nem- ~eno simpatico perchè, in fondo, volgare. : Riesce a piacere solo al banchetto colla statua del Commendatore, e nell'ultimo colloquio che ha con ' lui. E spavaldo, beffardo, non ha paura dell'inferno, non ha paura dei fantasmi; mangerebbe il piatto di vipere e di scorpioni ·che il Commendatore gli offre pur di dimostrargli che non trema. Sulle soglie della eternità non ha un brivido di trepidazione, rimane ' quello che è sempre stato : vero tizzone dell' inferno che non teme di bruciare. Il tratto di massima simpatia umana, corrisponde al tratto più caratteristico della sua figura. L'ateista al momento in cui sta per scoccare la folgore divina, conserva la sua arroganza, aspetta impavido ed ha, dopo tutte le grossolane men- . zogne ripetute alle donne, la grande sincerità di restare sè stesso anche davanti alla minaccia divina. L' amore, in Don Giovanni, la donna è un mezzo per offendere la divinità : la sua ingiuria va oltre la - 19 - Biblioteca Gino Bianco I
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