La leggellda _ di L'erudizione, su questa figura l~ggendaria, è facile e melanconica, facile perchè abbondano le pubblicazioni-, le quali si somigliano presso poco tutte. Melanconica perchè nessuno ha finora saputo dirci niente di definitivo sul Don Giovanni. La facile erudizione vi dice che la leggenda di Don ·Giovanni è nata molto prima che essa avesse trovato il suo poeta ? Dove, come, quando ? Chi vuole sia spagnola, e chi, con molto più autorità, che sia nordica, forse tedesca. Chi invece passando di là dalla documentazione storica, e éìttenendosi al criterio della universalità della leggenda, quando questa narri un fatto universale, la fa di tutti i popoli e di tutte le epoche. ''Don G . . '' 1ovann1 scorso secolo. I padri francescani volendo porre un termine alle dissolutezze di Don Tenorio il cui illustre nome poneva non lieve ostacolo al corso della giustizia lo persuasero con uno stratagemma ad entrare di notte tempo nel conv~nto ed ivi loro facendo credere al mondo che Don Giovanni, entrato nel cenobio ad insultare il Commendatore, sorto dalla tomba quest' ultimo lo avesse precipitato nell' inferno » • Questo è il fattere Ilo .. della cronaca nera Sivigliana del XVI, che altre lezioni modificano. Don Giovann~ pare ·sia stato « spento » coll' essere, ci si perdoni -il bisticcio, arso • VIVO. Secondo altri Don Giovanni si sarebbe ravveduto, fatto frate, datosi a tutte quante le opere possibili ed immaginabili della pietà per fare dimenticare i trascorsi della sua giovinezza. Secondo altri.... ma non si La leggenda girava adunque di bocca in bocca da l'un capo ali' altro della Spagna e doveva servire, forse, ad edificazione dei giovanetti,_ e per la pace delle dame, quando essa trovò - ma come e in che modo non sarà mai dato saperlo - un cognome al nome celebre del seduttore, MOLIÈRE finisce mai di narrare i secundum. Qui gli evangelisti non sono quattro. E il grave è che nessun critico può dire quali sono gli auuna città in cui .fermarsi stabilmente per poi riprendere il giro del mondo e spingersi lontano nei secoli, trovò un cronista, narratore o inventore - fa lo stesso - di fatti accaduti o creduti -- e - anche questo è lo stesso - il quale scrisse in una cronaca del secolo sedicesimo, della città di Siviglia : « fu in Si viglia un Don Giovanni Tenorio, stipite di una delle 24 famiglie patrizie di quella città, il quale uccise di notte tempo il comm. Ulloa dopo avergli rapito la figlia. Il Commendatore fu seppellito nel monastero di S. Francesco ove i suoi antenati avean fondato una capella funeraria. Quella capella, quel monumento venner distrutti verso la metà dello tentici, e quali gli apocrifi. La « cronaca » trovò il suo poeta e fu - facile erudizione anche questa - quel monaco Gabriele T ellez (vulgo Tirso de Molina) che al principio del seicento, forse nel seicento venti, forse nel venticinque, fece rappresentare il suo « Convitato di Pietra », commedia in tre giornate, che non è tra le migliori del Tirso, e non è tra le più fortunate. Fatta con pezzi di altre . commedie abilmente congegnate, non si può dire che essa sia veramente bella, e che il carattere di Don Giovanni, infaticabile amatore di donne, abbia un grande rilievo. Le avventure di Don Giovanni sono tutte a scorci fugacissimi. Una con Isabella è già avvenuta ali' alzarsi - 18 - ... Biblioteca Gino Bianco
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