Vita Nova - anno I - n. 2 - 31 marzo 1925

• - 15 - -vittima di un tran~llo ordito forse da Teodo- :rico, e fu ucciso; e con lui i maggiori suoi. Il -traditore accusò il tradito di essersi adoperaio in -congiure contro di lui. Gli Eruli, i Ru- .gi, e i Turcilingi, che erano venuti con Odoacre si dispersero per l'Italia, o tornarono in Germania e non lasciarono una traccia sensibile fra di noi. Teodorico pone la sua capitale a Ravenna; la quale diventa cosi la capitale d'Italia : .anche la Rezia ed il Norico dipendono da lui. Egli tosto si estende a mezzodì, è in breve tempo conquista la Sicilia ; quindi muove per liberare tutto il cerchio deJle Alpi ; e nella parte meridionale della Francia, caccia i ·Franchi e può cosi stabilire una specie di contatto coi Visigoti, i parenti suoi ritiratisi nella Spagna. · Ma la sua politica non è solo quella di .estendere il proprio dominio ; ne ha anche ùn'altra: quella di dargli un assetto stabile. ,Quarido è venuta l'ora, quando ha conquistato la Sicilia, quando al nord ha liberato tutte le Alpi, quando si è affermato a oriente per tenere a bada i Gepidi, quando s'è impadronito anche del Norico ; allora egli pensa all'assetto interno del grande regno. Egli era venuto qui mandato dall'lmperatoi:e, e doveva -essere re d'Italia, e re d'Italia si chiamò ; non voleva però inimicarsi l'Imperatore d'oriente e in parecchie lettere che gli manda le chiama molte volte suo sovrano, suo signore, suo patrono. ~gli non la rompe in sostanza col- ·l'impero, ma continua per un certo lato Ja politica di Odoacre, completandola col fortifi- .carsi, col tenere in armi tutti i suoi, col guerreggiare contro i Burgundi, contro i Vandali ,,e .contro i Franchi. Nell' ordinamento interno del suo regno manifesta una mente acutissima. Un grande storico tedesco chiamò la politica di Teodorico un ''geniale errore,,. E se fu un errore, fu veramente geniale. ·Il suo disegno fu questo : fondere Goti e Italiani a vantaggio della monarchia ; riunire in una civiltà sola i due elementi, tanto etnicamente diversi e raggiungere per tal modo l'ideale del dominatore e del sovrano, che voglia essere uguale così per il proprio popolo, . come per il conquistato. Teodorico prese tutte le disposizioni perchè questo potesse avverarsi. E se non si avverò, non fu per colpa .sua, ma del tempo. Era troppo presto : elementi troppo diversi erano stati messi a con- -tatto in un momento in cui non potevano nè :Jntendersi e meno ancora fondersi. Più tardi queste due popolazioni trovaBiblio e a Gino Bi neo rono in quella grande fucina che è il Medio Evo il crogiuo_loin cui fondersi per formare l'Italia moderna; Teodorico aveva prevenuto i secoli e aveva sentito quello che sarebbe dovuto avvenire, fatalmente. Mantenne adunque tutte le cariche romane, i titoli e le istituzioni, mantenne il senato che egli volle anzi rafforzare degli elementi più colti e più attivi, e favorì l'arte e la coltura. Nominò suo primo ministro un senatore romano, Cassiodoro, il quale cerca di restaurare, di far rivivere tutte le cose più belle che sono rimaste di Roma. Chi legge le lettere che egli dirigeva al re e ad un municipio e ad un dignitario, sente che egli è pervaso da una forza insolita, da qtiella maturità di coltura di pensiero che si era tramandata attraverso le maggiori famiglie. Cassiodoro è la strumento di Teodorico, e non v'è cosa buona del. passato glorioso che egli non cerchi di salvare. Teodo_ricoabbellì · Ravenna costruendovi notevolissimi monumenti tra i quali il suo ·. palazzo ; e resta ancora il Mausoleo, fabbricato dalla figlia Amalassunta. Egli sentì il fascino di Roma ; perchè veniva da Costantinopoli, sede imperiale, e s'era formato con la coltura greca e la coltura romana. Lo dissero incolto : non può essere. Un principe che ha il ·concetto della fusione di due civiltà e in modo cosi elevato non è un analfabeta ; e d'altra parte tutte le leggi, l'Editto, i suoi provvedimenti, quelle lettere di Cassiodoro ognuna delle quali porta impresso il volere e il carattere del sovrano, da tutti rispettato, ne testimoniano abbondantemente. Ma pochi avevano il suo sentire e il suo ingegno ; e la rovina egli la trovò in coloro · che non lo capirono o che non potevano capirlo : i suoi stessi. · I vincitori di quelle sanguinose battaglie che avevan fatto forte e temibile questo dominio Italiano, gli artefici della vittoria, non potevano, non volevano essere parificati ai vinti ; e si ingaggiò una lotta tra Teodorico, la cui politica di rispetto alla città di Roma e aJla romanità rispecchia il suo carattere per-: sonale, e la gran massa del suo popolo stesso che considerava, secondo la costumanza dei barbari, schiavi i popoli sottomessi. Teodorico stesso al fine cominciò a titubare. A un certo momento gli parve di vedere che la nobiltà romana lo t1adiva, mentre fino allora era stata con lui ; gli sembrò che il papa invitasse l'imperatore d'oriente per· combattere contro di lui ; sentì l'agitazione dei • •

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