più chiacchiere e non vedere più sgambetti, a Pi~andello che ha creato quel che 'fu detto teatro di pensiero. l' attività dell' ingegno italian·o ha gravato verso il punto giusto con una ·violenza -di intuizione che ha trascinat~ con sè tutto il mondo. Il realismo, il teosofismo, il romanticismo, il psicologismo, r estetismo sono in terra a pezzi. Prima di chiamare lo spazzaturaio bisogna vedere se c' è qualche cosa da salvare. Ecco' il principio del dramma moderno : noi sentiamo di n0~ potere rinunciare totalmente a nulla. Ci sentiamo invece come dei vincitori che debbono raccogliere il frutto della loro battaglia e temono di abbandonare proprio ciò che più giova. Un errore in questo momento potrebbe essere fatale. C' è qualcuno in Italia che ha portato via dei cocci di Sardou, creàendo a chi sa. Ma allora? Vediamo : che cosa importano i casi personali ? Lo studio dei fenomeni e la loro riprodÙzione in laboratorio? be parole sapienti messe in fila a creare immagini folgoranti? I paradisi artificiali dell'occultismo? Gli odi e gli amori di qualcuno di noi o di ciascuno di noi? Che importa tutto ciò agli effetti di una significativa espressione di poesia? Rottami senza valore. Gli atti, le parole, i sentimenti, che cosa esprimono? Che cosa rappresentano ? Non sono che dei periscopi della verità, cioè della poesia che è proprio lo slancio dello spirito verso la verità. Ma intanto ognuno di noi soffre e gode, conosce il caso suo padrone e lo serve. Il sangue che la generazione nostra ha imparato a conoscere e a valutare, é forse qualche cosa di inutile? Esso é bene la sola energia motrice di tutta la vita. Non dimentichiamolo. Per non volare nelle nu1'ole aristofanesche col filosofo, ci vuole qualche cosa che ci tenga alla catena della gravità, attaccati alla terra. Se no, non v'è tragedia, · ma fredçlo arbitrio, funambolismo di pensieri e di parole che in tanto fallano, in quanto ci nascondono volontariamente un elemento della verità. Come le palombelle quando mettono la testa sotto l'ala stanca. Ma ciò non basta. Noi sentiamo che ciò non basta. Quando si ammetta che 1'arte è espressione dell'imponderabile cioè di quanto l'umanità sente senza sapere esprimere, quando 'Si ammetta che il problema dello spirito è oggi, come si dice, al primo piano perfino nella m~ntalità dei- lavoratori, che hanno ·dovuto anch'essi fare i conti coi frantumi che la guerra ha lasciato delle vecchie ideologie ; ben si intende senza che io mi dilunghi di più che l'arte è di nuovo sull'alba ed imbianca i suoi vergini paesaggi spirituali, dove uomini, .non fantocci, non ombre, ..uomini di carne ed -ossa, giovani eroi di imminenti epopee, dormono ancora attendendo il segno del destino, la parola d'un poeta. Questa potrà anche sembrare vacuità rettorica, ma non è colpa mia se non posso essere piu preciso. Non posso \ J ·bliotec Gino 39 e mi dispiace, perchè altrimenti, io stesso risolverei senz'altro la questione e sveglierei chi dorme. Basti per ora al nostro amore, inneggiare ali' Italia paese del Sol Levante. Bernstein l'ha capito e avrebbe voluto cambiare strada. Non ha potuto per le ragioni esposte, perchè la umanità dall'altra parte del gran fiume sanguigno l'ha fischiato. Di Mongiardini invece, che si è' rifatto ali' i·dea stessa della divinità col suo Fabbricatoredi Dio, avrò modo di parlare in altra rassegna, chè r esame dell'opera sua, e per il suo valore essenziale e per le sue derivazioni dal Mol<?ch di Hebbel~ merita uno studio a parte. fiRTE \ ./. GHERARDO GHERARDI La terza biennale romana Se è aperta l'altra settimana la terza biennale di Roma di. cui la critica si è già occupata largamente e con giudizi diversi. Caso rar.o e strano, si può dire, che l,a tende·nza avanzata è rimasta più soddisfatta della tendenza di centro , (vedi primo articolo di Carrà su l'Ambrosiano) ; forse non ha torto, in quanto la mostra· accoglie opere di De Clorico e dello stesso Carrà, oltre parecchi quadri di Boccioni e di altri futuristi. Una cosa è certa: che gli stranieri scapitano di fronte agli italiani. La scultura, a sua volta, è in condizioni di inferiorità in confronto della pittura, ma ciò si verifica forse più in quantità che in qualità e da parecchio tempo. Di fronte ali' estremo futurista stanno le mostre individuali retrospettive di Leubach e Corot; quest'ultimo trionfa nell'unanime ric_onoscimento del suo valore personalissimo. Fra i pittori del periodo precedente al nostro ricordiamo ancora Michetti e Palissi. Però· l'interesse essenziale si concentra nei lavori dei giovani quali Primo Conti e Mario Sironi, che emergono molto degnamenfe con quadri di una solidità vergine e potente, accanto a Funi Bernasconi, Marussig, Piatti, Dudreville ecc . In una piccola sala si ammira anche una mostra di architettura con Limongelli, Piacentini, F asolo, De lDebbio ecc., espositori. . G. P. " ..
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