Vita Nova - anno I - n. 2 - 31 marzo 1925

,, . TEATRO ED ARTE S(lUSICA Per il decoro della critica. . . . Pirandello, una bella mattina, pensando al modo di scrivere una delle sue paradossali commedie, si sentì saltar fuori fresco fresco dal cervello aguzzo,-un magnifico titolo: « Ma non è una CO$aseria » ._ Magnifico, ma non origi- ·nale. Infatti è scritto tale e quale sul frontispizio della Storia della musicale italiana, nell'edizione che va per le mani del pubblico da molti anni. Proprio cosi. Se vi fu mai, e se vi è mai una cosa ché seguiti ad essere troppo disinvolta· suo malgrado, sebbene fatta da persone serie, è precisamente la critica musicale. Ed è troppo disinvolta per non so quante irresistibili ragion~; ma certamente tante da avvilirla, da renderla sospetta e degna di pochissimo rispetto, e di nessuna fede. Vi è un caso tipico che deve interessare enormemente i critici .musicali d'Italia; {parlo dei critici d'ingegno; degli animati e degli animatori e non- degli altri); -un caso che quando passa davanti alla nostra dignità le fa un gesto provoèatore, un caso sul quale si gioca decisamente quel ·piccolo onore che ci può ancora essei-e rimasto e quello grande e santo che può essere sognato dalla nostra coscienza e dalla nostra fierezza. E sopra di esso domando il giudizio illuminato e ardente dei camerati. E il caso tipico, tante volte segnalato e tante volte troppo leggermente saltato, è quello del critico davanti alla prima rappresentazione di un'opera nuova. * * * Per esempio. Ieri, o quasi, fu rappresentata per la prima volta in un grande teatro, l'opera nuova di uno dei primissimi operisti viventi. Parlo d~ I Ca-,,alierdi i Ekebù di Zandonai, alla « Scala ». çhe cosa è successo ? I critici dei più importanti fogli d'Italia sono corsi. Li hanno fatti assistere alla prova generale. E il giorno dopo hanno dovuto scrivere le loro cartelle ; dieci o. venti ; a seconda che scrivono stretto o largo. _Cartelle immediatamen_tesp~dite per « espresso .» o. « fuori sacco » o per telefono. La sera della rappresentazione, fra un atto e l' alt_ro,e alla fine del1' opera, hanno poi telefon~to la cronaca e le ultime parole ··difficili di alta estetica, che era~o loro rimaste in qualche . angolo della controcassa del cervello, dopo la eroica disti!- . lazione. Questa è storia. E questo è il destino dei criticì musi- .cali d'Italia. Per fortuna, si vive di· salute; ma se si dovesse vivere anche di dignità, di onore, noi poveri critici musicali potre~mo comodamente. morire di consunzione. Involontariamente più ridicoli di così, infatti, noi ·non potremmo campare un'ora di più;. se non rassegnati a portare in giro una faccia tinta di un bel rosso di vergogna.~ Biblioteca Gino ... . . · Si tratta di un problema di una semplicità fantastica. · Eppure, intorno al tavolo sul quale esso è posto a studio . degli occhi e del cervello di tante persone oneste e serie, tutti tacciono; tutti sembrano incapaci, o almeno involonterosi, di pronunciare ·1e elementarissime parole della verità. lo domando - e Dio sa quante volte l' ~ò domandato - : come si può pretendere che un uomo anche di molto ingegno, di prontissimo intuito, di gusto esercitatis- . . . . . ' simo, possa 1n tre ore o meno r1costruue 1n se tutto un castello di sogni vissuti per tre o piu anni .d. a un musicista ; squadrarlo, dimensionarlo, proporzionarlo in tutta la sua altezza, larghezza e profondità, e fulmineamente fissarlo su quel tale schermo davanti al quale passa la generazione incaricata di andarlo poi a raccontare in tutte lettere alla storia? Ma è proprio serio tutto questo? o non è invece che. una brillante (< presa in giro » della musica, del musicista, del pubblico e di sè stessi ? O non è la via più corta per battere tremendamente il naso ad una cantonata? O di arrivare troppo disinvoltamente ad avvelenare, forse uccidere, una onesta e nobile speranza di vita nel sogno di un artista ? Si è detto e ripetut~ che il pubblico f.rà i suoi sacro... sa.nti dir.itti ne ha anche uno che gli costa venti centesimi: quello di essere immediatamente informato dal suo giornale. È una verità. Ma si può benissimo rispettare anche questi grandi diritti da quattro soldi e salvare un poco quella piccola cosa che non è naturalmente necessaria per vivere, ma per vivere umanamente e italiana- -mente, sì, e cioè la dignità. · Quella della « prova generale » è un vero e proprio ripiego. Tanto è vero che l' articolo si scrive il giorno dopo; che è poi quello avanti la prima rappresentazion~ ; cioè dopo una sola audizione. Ora, dopo una sola audizione, non si può legittimamente sostenere di essere iri .pieno e illuminatissimo possesso di .tutti gli elementi della propria impressione ; ed è escluso po( che -1• impressione fulminea possa essere sviluppata, elaborata per analisi e · per sintesi fino alla distillazione di un giudizio lucido, preciso, sicuro, irresistibile. · .. Questi ottimi elementi di un, impressione unica non potranno mai essere tanto controllati da suscitare in chi li legge un senso di attrazione, di appetibilità, di ·simpatia, di tranquillità, di fede. E allora, se non è per essere creduti, perchè e per chi si scrive la critica? *** Detta la verità, va detto il modo per salvarla. È assolutamente necessario che da oggi in poi si esamini la perfetta opportunità- di offrire al critico musicale il mezzo più elementare, naturale, logico, perchè possil compiere la sua fatica d'arte da artista. E un anodo può essere questo. Qualche tempo prima della rappresentazione dell' apera nuov~ le Case Editrici (e in Italia ne abbiam~ delle gloriose, piene della fama di tutto il mondo) dovrebbero far pervenire ai critici dei 37 - I

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