Caterina Sforza e il Duca Valentino Tra il cozzo~ furente delle passioni e dell' armi, fn m'ezzo al ~anguinante dramma italiano che comincia colla calata di Carlo VIII, spicca alta e fiera, Caterina Sforza, animo virile in bellissimo corpo muliebre, donna singolare e sventurata che scontò la propria grandezza con una sconfitta che è la sua gloria più vera : l' epilogo eroico di una vita politica alimentata I dalla più legittima delle ambizioni, sorretta da una mente duttile, acuta, preveggente ; avversata, soprafatta e tradita, prima dagli uomini, e dalle invidie ed imbelli viltà altrui, che dal destino. La contessa di Forli è figura michelangiolesca. In lei, non tanto il carattere del signore quattrocentesco, si • • • • • • riassume come 10 s1ntes1 s1gn1ficativa, ma lo spirito guerriero dei grandi capitani del tempo, condottieri d'uomini e reggitori di stati, trova in lei. la sua espressione più originale e definitiva. Non per nulla Caterina è una Sforza; non per nulla ha nelle ve~e il sangue degli Attendolo. La stigmate della razza, in lei, è come un comando della vita istessa, meglio che una eredità di carne e di spirito: Mentre Caterina si batteva sulla rocca di Forlì, il Duca_ di Mantova e quello di Ferrar a, si solazzavano in caccie per le terre di Comacchio ; Firenze . tradiva restando assente dalla contesa. Singolarissimi tempi: e vicende ancor più singolari. Chi dice principe della rinascenza, dice egoismo politico antinazionale; l'onore subordinato ali' utile, la ragion di stato identificata coli' interesse personale e privato del. principe stesso, il quale sarà fastoso, munificente e prodigo, come vuole la rettorica usuale, ma in modo che la realtà dimostri quanto coteste virtù occasionali o cortigiane soltanto, ne orpellino l'ambizione, la vanità e l'utilitarismo angusto. Tutto il gioco pol~tico del rinascimento fino al sacco di • • e, caso raro tra I tanti, questa CATERINA SFORZA: CONTESSA DI FORLÌ . Roma, o poco oltre, ha per movente la conservazione e l' ingrandimento dei singoli stati; per modo che si svolge su una alternativa continua di tradimenti, di favori prezzolati o servili, di pattuizioni spesso codarde ma fruttifere, di traffici allo scoperto esercitati sotto il pretesto della neutralità, con indicibile profitto delle casse private, ma altrettanta e palese ostentazione di una fellonia d' avventurieri, cui mal donna è #più grande nella realtà della storia, che nella leggenda. La leggenda la trasfigura e I' impicciolisce, ci dà di lei una immagine· defor~e. Le toglie gli attributi maggiori che sono : l' impeto, l' ardore, il calcolo, non in discordanza di libera signoria, ma contenuti, se non arm~nizzatj assieme, dentro ali' animo gagliardo, da una volontà tenacissima. Il vigliaccume italiano dei suoi tempi, I' ammirò, la temette, la tradì, la rimpianse dopo il vituperio, vittima di una ambizione brigantesca e simoniaca ; e più la commiserarono coloro' che più essendole vicini, per favori ricevuti e doveri da compiere, I' avevano più presto abbandonata alla bufera scatenata contro di lei da Papa Alessandro con la complicità tiepida sì, ma effettiva, delle armi (rancesi. -5 ' Bibli teca Gino Bi neo servono d' usbergo, come pel Duca di Ferrara, nella· guerra di Romagna, il caso di forza maggiore, l' impotenza ad evitare la violenza. E così Ercole I guadagnava il pedaggio· (e non · soltanto quello) delle truppe che il duca Valentino conduceva da Milano contro la contessa di Forlì; Francesco Gonzaga taceva sì ,alla richiesta d' aiuti, ma negando al Valentino munizioni per le artiglierie, risolveva il difficile problema di parere amico della contessa e non nemico del Borgia, e serbavasi ali~ future difese dello stato, se mai il Valentino, vittorioso in Romagna, avesse voluto coronare quella vittoria con nuove guerre ai principi vicini : Firenze tradiva, dicemmo, con la facile ed interessata volubilità delle repubbliche, e la Serenissima, nemica irriducibile della ..
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