Vita Nova - anno I - n. 1 - 15 marzo 1925

• ., ,J \ • , • • ' • Come vedete, il campo della storia è piccolo, sono due o tremila anni al massimo prima di Cristo, cui debbono aggiungersi quei duemila o quasi eh~ adesso· stanno scorrendo. · Ma chi ci dice che una civiltà non ci sia stata· prima'? Abbiamo molte tra.dizioni· infatti di una antichissima civiltà di popoli cinesi, persiani, orientali, in genere. Ma quelle civilta non sono storia, anche se a1lora l'elemento storico ci fu. . I docuinenti scritti di storia li abbiamo da quando ci sono. rimasti i papiri, cioè da due o tremila anni fa, o daglt embrici incisi o da graffiti. . . . , · Non è molto, si è scoperta la grande biblioteca di Ninive, che comprende qualche centinaio di migliaia di questi libr--idi laterizi, e s'è trovato' perfino (figuratevi la gioia per un _bibliotecario) un catalogo. È vero che le O[l)ere,dopo tanti secoli, non erano a posto, ma il ca.taJogo ,c·,era; il che dimostra che 111ille più anni prima di Cristo noi abbiamo degli ind;scutibili segni di civiltà: una biblioteca, un bibliotecario, e perfino un catalogo. La civiltà dunque è infinitamente più antica della storia, che deve ridursi in quel periodo in cui i I fatto diventa documentato e perciò accessi.bile a noi. Noi diciamo storia romana, storia moderna, storia del risorgimento. C'è fra esse una netta distinzione? Se noi prendiamo il periodo più splendido di Roma, il periodo di Augusto, che è l''espressione del massimo ·trionfo e della piu alta costruzione di Roma, e vediamo quella infinita espansione di forze e di ordinel e -tutto quel meràviglioso organismo che risponde come ad un tasto di campanello elettrico; e pensiamo al duro medioevo, quando ogni piccola città era sottoposta a qualcuno, e non aveva o un respiro o un riflesso, o un modo di stendere la mano ad un'altra, per dire : siatno' sorelle, entrambe ugualmente s.oggette e infelici; allora diciamo : sì, c'è una differenza fra le due storie. Ma i due culmini so·no legati fra di, loro: ·c,è una bassura che unisce i due picchi di · montagne, le quali non sono assolutamente indipendenti l'una dall'altra, ma semplicemente .lontane. In istoria tutto è rispondente a qualche cosa che è stato prima, e perciò non si può1 spezzettare come non si può straniare ·nella vi_tadi un uomo il bambino dal vecchio. La storia non si scinde; la dividiamo noi per la nostra comodità che è debolezza, perchè · noi siamo· infinitamente picco.li,e non possiamo comprendere in uno stesso atto di pensiero - tutto lo svolgimento· di quello che è la storia. iblioteca -inoBianco 2 ' • " . . - . E perciò quando si, arriva ~n uno di qu~gli 'avvallam.enti diciamo: qui poniamo un termine, e così distinguiamo· la storia orientale, ~eniamo poi alla storia romana, a 9uella _medt_oevale, po~alla moderna, e alla st?rta _delr!sorg•I?~nto: I termini li poniamo not, piccoh uom1n1, di fr6nte al tempo, ma la storia è nel tempo; e il tempo è infinito. Noi siamo r~stretti in cos! piccolo spazio di tempo, a~che nella_me~te _di. colui che più· sa, che. dobbiamo farci det pie-_ coli -confini i quali siano in rapporto colla nostra potenzialità di apprendere e di sapere. .I gra·ndi strappi .sono r_aris_simie, gli s!essi 1 grandi strappi sono preveduti dalla storta e da lei intesi. • * * * • La caduta del1'impero romano era prevedibile e preveduta, per un grande complesso di cause. Esse sono di vari<l natura: di natura interiore, come la struttura funzionale dell'~mpero; di natura spirituale; di natura esteriore, quasi forze fisiche -o traumatiche. La prima si riferisce all'organismo dell'impero che aveva avuto via via delle modificazioni, la seconda è il cristianesimo, e la terza, di natura esteriore, è data dalle invasioni barbarjch·e. · , Con1inciamo dalla prima, quella àttinentesi alla struttura interna. .,,. L'impero romano è il più grande organismo statale che sia esistito. Ne abbiamo avuto · altri grandissimi, l'impero ad esempio di Dario 'd'Istaspe, di Alessandro il Grande, aJl)bi padroni in un certo momènto di quasi tutto il mondo; mà quei domini i furono formati, anzi improvvisati, da un uomo d'ingegno che aveva un esercito, e con quello andò in capo al mondo; e dominò su tutti e su tutto. • L'impero romano· fu fatto con un piano·, con una volontà, con delle armi adatte ; per essere mantenuto, per formare la gloria di un popolo. Impiega tre o quattro secoli. a formarsi;. e_appunto· perchè ha impiegato tre o quattro sec?li a formarsi, resisterà per altri 4 o 5 secolt, cosa che non si verificò per nessuna domin·azione universale. · . Non v'ha, neanche nella leggenda, ricordo dt un fenomeno così mi1abile come quello di Rom.a. · · L'unico granc:te potere è lo stato, sia repubblica, sia impero. L'impero è una forma, la sostanza è il popolo( roma~o ; invece dei consoli c'è un im- . peratore che opera per la propria autorità, ma sopratutto· per quella del senato; è il solo no-

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