Vita Nova - anno I - n. 1 - 15 marzo 1925

Vig.ne, Ulisse, Ugolino,. Casella, Buonconte da Montefeltro, Sordello, e rotte le altre figure aveva- che premevano alla sua fantasia, non pensava a nessuno quando diceva: e forse è nato... ? Eh no! ·in quel momento Dante sorrise, amabilmente e alteramente sorrise, e disse: Cari -amici, ora vengo io. Dante sorrise come deve molte volte aver sorriso, c<;>me deve anche molte volte aver pianto, come d·eve aver molte volte stretta per ira la mascella, mentre scriveva i . . suoi versi. Dante anche sorrise. È una illusione di parecchi, e m-ipare che anche il nostro Oriani sia stato fra gli illusi, èhe ,si fanno una categoria di uomini che non . . . sorrisero mai e v1com,pren- , dono Dante. Dante non ebbe spesso molte ragioni di essere allegro. Sappiamo che era spesso in facoia ottenebra,to, sappiamo che cominciò molto presto a cur- camminàre alquanto vetto ; il dolore e il penma Dante . . siero pesano : era un poeta immenso che aveva tutte le corde alla . stia lira, era un uomo interi,ssimo, tutte le espressioni umane gli erano comuni. Dante sorrise di gioie, di rapimento, di compiacenza, e· sarebbe strano poi non gli piacque, quando della poesia nuova italiana diceva: tu de r ira maestro e del sorriso, divo Alighier, le fosti. Un'altra osservazione, dicia,mo ·così, critica; ma di quella critica che dice: bisogna stare attenti a non credere che la lingua sia nata da Dante, è quella la quale ammonisce che Dante, per q-ua!nto grandissimo, è un uomo del ·Medio Evo, del tempo ,suo; non dobbiamo prestargli i nostri sentimenti, e non dobbiamo nè possia.m~ farei· eredi delle sue idee. In questo c' è del vero. L' osservazione poteva essere utile qualche volta. dì fronte a certe .indiscrezioni e a certi storti ra,gionamen!i, ma quello che vi è di vero è anche così ovvio e naturale ehe diventa anche fastid~oso ad os- . servarsi. che non avesse riso mçii proprio il poeta che si può del sorriso. GIUSEPPE ALBINI Molto più importante, e anche qui critica molto .più sa•na e molto più solida, è osservare tutto quello che in Dan~ te . era o vi,rtualmente o effettivamente anche moderno, che abhraocia i tempi lontani, il suo ed il. nostro, una poesia sen-. za tempo, e sentimenti dire il più grande .poeta Si sa che il sorriso di Beatrice, di cielo in cielo si fa più fulgido, e si direbbe ineffab~le, se Dante non avesse saputo farlo vedere a mano a m:\no che ascende per le :sfere celesti. ·un uomo che ha visto così chiaro il riso dell'universo non avrebbe ,mai sorriso? , Peccato che la -vita presto lo soffocò e gli rese più .rara quell'espressione dell'anima. Aveva ragione il Manzoni giovane, in un carme che J BibliotecaGino Bianco sem:pre VJ.Vìl. Dante è uomo di fede, e profondamente convinto d~lla sua ragione tantochè ne dice: la fede è la mia forza, e come stella in cielo in me scintilla. E quando nel sesto centenario dalla sua morte .si sentì dire dalla Cattedra di ·s. Pietro: Dante è nostro, e il Vescovo fiorentino nel bel S. Giovanni celebrò Dante come .grande filosofo e grande teologo, fece più piacere a noi che non abbia fatto a Clemente quinto e a Giovanni XXII, od al suo fido Bertrando del Poggetto, che lo , -

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