Vita Nova - anno I - n. 1 - 15 marzo 1925

I • • .. intendersi all'ingrosso: .fì~urarsi una lingua ricca, musicale, mirabile, come la nostra. E poi oi sono gli scrittori, e, per dirne uno, quel Guittone d,Arezzo -a cui Dante ebbe poco ossequio, e ·che ha pure virtù di farci spesso attenti alla. sua .parola, e un verso d'una sua canzone: ., e r onorato antico uso romano è un verso che sarebbe d.e@o di stare in una ·c:1ellemagnifìc-hecanzoni patriottiche del Petrarca. · E il buon J acopone da Todi che ardis:ce dire a papa Bonifazio: ... I quando la prima messa da te fu celebrata venne una teqebria in tutta la èontrata: in santo non rimase lumera una appicciata, ' . tal tempesta è levata, là 've tu s·hsvi a dire. -mi pare che anche fra lacopone si faccia intendere bene, ! ' e intona a B~nifazio VIII un _preludio. della musi1ca terribile che seguirà per opera di Dante. . _Il qual~ poi, col merito che riconosce al Gùido Bolognese,. ei ·fa intendere· come. e .quanto fosse già viva la • loquela d'Italia. Dante, la lingua italiana la trovò, ma la }~.;ciòm• irabilmente arricchita e ampliata, addest.rata a tutte· le difficoltà, a tutte le espressioni, a tutte le: perfezioni, consacrata in una delle più grandi, ·vaste, armoniche concezioni che ·mai siano uscite da m~nte u•manà. Non è antico, anzi è recente un libro che ha per titolo : • • Delle ragioniper le quali Dante scrissein italiano la Div.ina Commedia. Sono trecento pagine _circa, e ci sarà del buono, ma io non ho mai osato di sacrifi~anni a leggerlo; ·1 ,:.10 l-eg• gerò solo se costrçtto da qualche dovere, perchè mi pare che l'Autore, (che fu anche sottosegretario di stato ali' Istruzione) abbia, diciamo 'così, ingrandite una. ingenua questione. V'è infatti dell'ingenuj,tà a cercare le ragioni: la ragione è una sola, ·è intuitiva, e: si dice con poche parole. È vero che ai tempi di Dante, ~onòstante che si ~riv~ssero già belli e sonori versi italiani, il còncetto scolastico vigeva sempre che faceva tutta una cosa della poesia e del latino. E Dante stesso scriveva il suo latino, e, negli ultimi anni della sua vita, scrisse an~he due camii in versi latini fra.ocamente e volentieri; sicchè non si può escludere che in qualche momento, ma sarebbero stati fugaci momenti, gli passasse per la mente di se.rivere in esametri classici la Divina· Com.media. Classici sarebbero s.tati per modo di , dire: chi non sente nei latìnisti d'allora, Da.nte ..c.ompreso, sotto la veste e tra le scorie del latino, chi non sente o non -vede traspaTire il volgare che si 11nuove,che si agita, che préme ad u~cire 1comepulcino che becca il guscio? I\:' on BibJiotecaGino Bianco - so se Dante se ne rese conto, ma certo lo sentì, e l"aquila ruppe i claustri ben costrutti, e un temp9 dorati. n1a ormai logori e guasti, e uscì al suo lib~ro volo. Quella stessa ispirazione che ~etteva nell'aniin1a e nel 1pensiero di Dant~ il ~uo poeII!a, metteva sulla sua ·bocca la parola, •l'1:1nicaparola che era capace di ricevere il suo -cuore, ìa sua f-1n- • tasia, la sua ,musica, e così la lingua italiana trionfò con Dante, e così Dante .si può dire il padre della li11gua italiana. · Come l'avesse studi~ta e quanto I' a.masse,· lo ragion;\ in pagine stupende del Convivio, e s9no ragioni generatlv~ ed aaresci,tive, cbme dice il poeta scolasticamente, ma le . . . espone con ·grande facondia: e le ragioni sono tali che da esse si può argomentare il fueco d'amore per la sua loquela. che era in lui .. Ma noi non abbiamo bisogno delle ragioni nè accre~citive nè .g~nerative che il Convivio registra:· noi abbiamo la Divina Commedia, e sì intende bene qual_ fosse ' l'incendio che ardeva in quell'anima e in quel cervello. Del_ resto gli stud,i èhe egli fece su!la lingua sono con-: s~ctati nel De vulgari eloquentia, e per quanto le sue . .. idee·sieno me~,colate a qualche utopia, sono pur sempre idee grandi, e vi è forse più di vero che non si ammetta comunemente. ' Non escludo quella sua teoria del volgare illustre, che non era in nessuna parte d'Italia, ma era in tutte, e si . I contemperava e faceva la lingua della nazione. Egli volle e conseguì la gloria della lingua,~ (questa gl~ria della !ingua è una frase di Dante, ed è una gloria proprio sua-). ' Tutti ricordano la scena dei superbi nel primo girone del Purga,torio, quando Dante camminava con Oderisi; ha . . il rimorso della superbia, e lo confessa. Anch'egli va curvo come l'altro superbo pentito, e parla, e Oderisi ·che era già così altero di sè ed ora è modesto, invece, e rende lode ai suc.cessori suoi, dice le famose parole: Non è il m·ondan rumore.... • I Così -ha tolto l'-uno a l'altro Guido la gloria de la lingua, e· forse è nato chi l'uno e l'altro caccerà di nido. La· gloria della lingua! I commentatori prudenti, dal piè di piombo,, e severa-mente ragionanti, dicono che queste parole hanno un significato generico; e Dante qui per bocea di Oderisi, e annuendo con lui, come se i superbi facciano a.mmenda insieme, riconosce la vanità della gloria ~mana. Può durare qualche ,tempo solo nel caso che le venga dietro un'età di decadenti e di guasti. Un uomo che aveva scritto già metà della Commedia, e l'altra metà l'aveva in mente; u·n uomo che, oltre a tante a"ltre meraviglie, per dire di quelle che tutti conoscono, aveva già creato Francesca, Farinata, Pier delle

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