Vita Nova - anno I - n. 1 - 15 marzo 1925

• DANTE • Ab ]ove principium!... È un latino che l'intende anche chi non l'ha mai studiato... Cominciamo da Giove. Così dicevano spesso, cominc1a,ndo i loro canti, i poeti latini e grec-i. Scendendo dall'Olimpo sereno che era sopra le nuvole e le tempeste, a quell'altro Olim•po della famiglia degli uomini grandi. che vivono invece ~otto le nuvole, e dalle tempeste spesso esercitati e battuti, 1• inno delle nostre grandezze deve naturalmente cominciare da Dante. Qui taluno potrebbe subito fermarmi, e ricordando che l' ab J ove principium si trova specialmente noto in ·un verso di Virgilio, che finisce: J ovis omnia piena... potr~bbe ammonirmi che anche il Dante è pieno per tutto, e che ormai troppo e da troppi se ne -parla. Dato · chè ciò sia vero, e concesso· anche che è vero, non si sia in che- modo oppor.si a questo continuo· •parlare di Dante. Se ci fosse la via di giovare all •erario imponendo una tassa sulla intemperanza letteraria e sulle chiacchiere cri- ~ tiche, si potrebbe anche valersene a proposito di questi dantisti di terzo e di quarto_ ordine. Non potendo farlo, conviene consolarsi, pensando che tra gli studiosi di Dante vi sono anche quelli che continuamente lavorano e riescono davvero a •meglio_illustrarlo, e che ve ne sono alcuni pochi i quali certo operano in modo da tener alti fra noi questi studi, ed è un gran merito, ~ direi· una grande utilità anzi necessità nazionale, perchè, siccome del poeta nostro universale tutte le nazioni colte si OCCl:l,Panfoervorosamente, se ciò non fosse, se non fossero questi benemeriti, correremmo il ri::;chioche altri, in questo genere di studi, ci togliesse il primato. Ed è superfluo aggiungere .che società nel nome di Dante tennero anche in tempi difficili ed in regioni non amiche alto il nome d'Italia, e giovarono alla lingua d'Italia e ai suoi .figli. ... A buon conto, io non sono qui per fare una conferenza dantesca; e se di questo eletto pubblico qualcuno si_ ~spetta una conferenza, lo ·prego di scusare, e di credere che manca il conferenziere. • lo non intendo di illustrare, di dichiarare n_essunacosa nuo--v·a,non intendo neanche di dare nota degli studi più _importanti e più recenti ; nelle .,,bi,bliotechec'è semp!e qualche. · libro che non si çlà a tutti, , nei musei c?è qualche angolo chiuso al pubblico, eppure nelle biblioteche a,bbo.ndano le opere da leggere, e ilei •musei materia a coloro che , ammirano e che apprendono. __ . _ È . stato un_ bél pensiero, un -degno proposito, che alla ·· ·Università Fàscista si--ricordino sobriamente quelli che lungo· i secoli sono stati- i. fari - . luminosi dell'italianità. Sono luci, sono nomi. sono memorie,· sono ope.re che debbono essere sempre presenti all'animo specialmente dei giovani, ma anche a tutti gli animi dei cittadini degni. Cesare Augusto aveva ,posto nel suo foro le immagini e le ·epigrafi di quelli che egli 5timava essere stati i maggiori artefici della grandezza romana. lo mi ·sento onorato 'dell'invito a ricordare qui due · nomi memorabili, adorabili, quasi direi, sempre, quelli dei nostri due massimi padri, dei nostri due massi,mi poeti: e, ab ]ove principium, il genio ottimo massimo è Dante. È una frase che si è ripet~ta e che si ri·pete spesso, ed è legittì,ma e significativa, quella per cu.i ~i dice indifferentemente lingua d.'ltalia e lingua di Dante. Un tempo non isdegnavano ainche gli uomini superiori di aggiungere 1 subito che non si dovesse già intendere che la lingua d'Italia fosse nata da Dante, come Minerva dal cervello di Giove. Oggi sarebbe quasi ,pedantesco; tutti sappiamo che una lingua non nasce da un uomo; anche a mettersi in parecchi,, non riesce facile fabbricare ne,mmeno un· Wola-puk per ·=· 35 ·=· I BibliotecaGino Bianco I . •

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