Vita Nova - anno I - n. 1 - 15 marzo 1925

camera, lo voleva, urlava perchè glielo dessero nelle mani: - Morire I Lasciatemi morire I E poi, come F-rancesca riuscì a metterlo a letto ed a ' quietarlo un poco dalla smanià, a un tratto egli ruppe in singhiozzi, le si attaccò.al collo, lui l'_uomopiù fiero, l'uomo più inflessibile, e pianse come un bam.binò. - F rar:iceoca, Francesca! Lo sai che cosa ho fatto? · Lo sai? L'ho ucciso, lo sai? Non mi diceva nulla ; pure - ' . io l'ho ucciso I Veniva non per me,· e pure io lo gettai nella siepe! Voleva vedere Anna Maria! Povera ba,mbina ! Senti, Francesca: quando io non sarò più qui, a lei, penserai tu. _Non le _.parlerai mai più di ·me. Solo tu, solo tu, Francesca, penserai a me! Nessuno mi può perdonare; ma tu, sì I Per due ore fu un lamento così, senza tregua, senza pace. Vide, previde tutto: il processo, lo scandalo, la sua . fine. Detti> ordini per la casa, dispose per Anna Maria, dette consiglio che sua sorella fosse portata lontano, in altra città, insegnò come farie dimenticare la vergogna del suo nome, come rifarle una felicità ... Po~,-esausto, si assopì. ~ · . Ora dorme, scosso ancora da singulti frequenti. E Francesca· lo lascia, discende, torna su a vederlo, s'ijcqueta, entra nella ~ua camera, prega, spera nella infinita _grazìa del Signore. r - Al pendolo della scala batterono dodici tocchi gravi. _Fuori del grande balcone spalancato su la notte,' yedevasi la luna uscire ~a nubi fosche, sfrangiate come brandelli di un manto nero; e vedevansi chiome di ontani immobili. Nella vasta camera d~l conte, la lampada lasciat~ ac.. cesa da Francesca s'era sp~nta: entrava la luce della luna, veniva su fino al letto di Andrea. Andrea si svegliò di sopra156alto.Non sognava. ·Non aveva più paura. Anzi, -il primo senso che avvertì, quasi con gioia, fu questo: di -aver coscienza sicura dell'accaduto. Si alzò. La testa· gli p~ava un poco, dietro, alla ' . nuca, e le membra gli dolevano come per battiture. Un gelo improvviso gli corse le ,fibre. Ma tuttavia volle pròvarsi a ·camminare per la camera, cercò i suoi abiti, al chiaro di luna, infilò i calzoni, la giubba. Poi gli venne· in mente di c~rcare delle carte di famiglia che dovevano essere in un cassetto del comò. Prima di costituirsi alla giustizia, voleva sistemare ogni cosa sua. - I fiammiferi? Dove ho lasciato i fiammiferi? Voleva riaccendere la lam,pada ... Un tonfo, giù... Silenzio I Il cancelletto del viale ... \ • Silenzio di nuovo. Cantavano le nottole; una vicina, ' . una lontana, una lontanissima ... . . - Andrea avrebbe voluto correre al balcone spalancato, guardare in 1 basso. Ma non osava attraversare la zona di luce lunare che ora veniva w. fino a lambire la parete del comò: aveva paura di nuovo, tremava - di nuovo. Zitto! Un altro. tonfo. Sì, v'era quailcuno... Ecco I Qualcuno parlava lì sotto, davanti la casa, sommessamente... Qualcuno camminava, a passi cauti~ sulla ghiaia ... Allora, d'un balzo~ Andrea corse al balcone ... e restò . . ,, ·1à, abbrancato al ferro della ringhiera,' proteso ... Erano due persone, chine presso il portico ; pareva frugassero, legassero un fa gotto di roba posta ai loro piedi. Anna Maria I Era lei con la ·sua sciarpa azzurra legata dietro la nuca ; si levò; la luna ne illuminò tutta la figura lunga. Era lei! E... l'uomo pure si drizzò: guardò su, anzi, ma senza vedere Andrea che s'era ritratto nell'ombra, . . incredulo di ciò che vedeva,· intapace di ·gridare, di gridare non perchè i due si fermassero, vivi, ma perchè dileguassero, ombre, ombre, ombre della sua fantasia malatà. Marco! Marco Ciani I _ Anna Maria avanzò su la ghiaia verso il bosco. E . . Marco Ciani le fu a dato, portando in un~ ·mano il fagotto, stringendo con l'altro braccio le spalle d·ella fanciulla che gli· abbandonava il capo su la spalla. Attraversarono la . - spianata bianca di luna, passarono sotto, proprio sòtto il . . balcone di Andrea, si persero nel bosco; ombre, ombre. Allora Andrea tornò nella sua camera·. Con mani tremanti accese una candela. Uscì nel corridoio, salì la scala.· La stanza di Anna Maria era socchiusa e buia. Entrò: nessuno. Andrea non poteva chiamarla, ma la cercò dap- ,. pertutto, nel salotto, nel piccolo abbigliatoio; nessuno I - Una lettera I Stava su la tavola, aperta, ancora umida d'inchiostro; diceva: - « Grazie, Andrea! Ora ,me l'hai ridato anche più « mio! ·La tua follìa mi assolve dal peccato che, credilo, « non aveva anco~a ·commesso, per te. Avresti ucciso me «. con lui~ Dio fu misericordioso con me, con 'lui e con le. « lo sono felice, chè corro alla mia libertà· d'amore; sii << felice anche tu, liberato, ora, dal rimorso. Egli è vivo! « È ,vivo! Ed è venuto per portarmi via ». _ - Vivo ! Vivo ! Vivo! Francesca! È vivo! La casa fu sottosopra. Francesca corse su e incontrò Andrea per le scale che. le scendeva incontro stringendo in una mano la lettera e ridendo convulsamente; · - Francesca I È vivo! Non 11' ho ucciso! Guarda ! Le.ggi I È vivo! ·Era quì ! È venuto quì ! È vivo! ·Anna Maria I Mi hà salvato lei! Sono vivo ancora! Anna Maria! • SALVATOR GoTTA ·=· 25 ·=· I .,, teca ino Bianco . ' •

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