qualche anno prima, erano stati i suoi primi compagni di viaggio. Ma come· gli appariva· squalificante e repulsivo (adesso, che lui viaggi,ava in seconda) quel loro biglietto color voglia di vino, esibito di solito con pinze d'unghie poco pulite o tenute fra i denti da poveri viaggiatori col viso congestionato e le bracc1e strappate giù dial gravame di valigie insopportabili. Lui adesso o viaggiava con una viligia piccola piccola o usava il facchino. - Avanti, facchino·! - E dopo aver superato le strettoie del· controllo: - Una carrozza, facchino! - gridava a quel suo schiavo per cinque minuti, che precedeva imperterrito, stralunat~, quasi per conto suo, s~ntiva gli ordini e li ~eguiva, ma senza voltarsi indietro ; così come i gatti che precedono o seguono talune volte i pa·droni in passeggi·ata sotto la luna, ma non ammettono esortazioni o richiamir ·!· 20 ·=· BibliotecaGino Bianco - Una carrozza, facchino! - E lo gridava in mezzo alla folla di quei primi aspettanti che, all'arrivo dei treni, fan argine alla colonna in uscita e dove c'è sempre qualcuno che si conosce. Gente che bene spesso tien gli occhi fermi sui biglietti che si consegnano e fa, se_nzavolerlo, un po' di statistica .ferroviaria: « Quanta terza ! quanta gente che viaggia in terza! quanti « abbonati di terza! Terza, terza, terza! Quello lì. no. F inal- « mente! Quello lì, è di seconda ». . _ E ad essere lui « quello lì » ci, teneva. Soddisfazione magra, ma ci teneva. Altro indice da metter con gli altrj. E siamo nell'anima di Alberto Sòlima. • • • • • • • • • • • • • LoRENzoRucc1 , • •
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