• . . -cercheremo di din1ostrare ampiamente: lo stato è qualche cosa di originario, di necessario. Ma. prima di arrivare alla dimostrazione compiuta di· questa tesi~ noi vogliamo fare qualche .accenno alle origini dello stato. Si crède ordinariamente dagli·' storici del .<firitto che il primo nucleo dello stato sia la ·famiglia. La famiglia in sè è un piccolo stato e quindi da essa _noi dobbiamo muovere i nostri passi oer ritrovarne la concezione vera ·dello stato. Ora, senza dubbio, la famiglia è parte costituitiva, integrale dello ~tato: ma al- :tro è_dire che la famiglia è parte dello stato, -altro è dire che essa costituisce in germe il vero stato. Nella famiglia noi non possiamo parlare .d'interessi; gli interessi_ non esistono affatto. :Solo quando i figli escono, come dice l'Hegel, ,dallo· spirito della famiglia, noi incominciamo .a parlare d'interessi contrastanti. . . Questi interessi contrastanti costituiscono precisamente la materia di. ciò che noi chiamiatl}0 Stato. Non per nulla. parecchi teorici della politica affermano the lo Stato in fondo non ha che una funzione -economica, e l'uomo politico non è che un, uomo economico e come -.tale è un uomo .fuori della· moralità. Questa .concezione fa rabbrividire noi moderni, perchè ~tutti qua.nti sappiamo e. crediamo che l'uomo · politico. è veramente tale in quanto è anche -essere morale. Ma ci furono delle epoche sto- . riche in cui il concetto delio stato come forza .economica o potenza· economica s'affermò vi- '.gorosamente. E in esso ~'è un fondo di vero, .benchè ci sia modo e modo di intendere l'e- .conomia.- Anzi io cerche_ròdi dimostrare che l'economia non è solo la , categoria dell'utile, ma è anch'~ssa un momento della moralità; anzi, dirò meglio, è !a stessa n1oralità che si -sviluppa. Noi siamo vittime, purtroppo, di facili distinzioni che poi ci conducono a gravi · errori, dei quali più grave è quello di credere .che altro è l'uomo che mangia .e eh-e veste panni, e .altro è l' uomo ch_e si affisa nel vero o nel bello o nel bene. Questa distinzione è stata causa di pregiudizi nefasti. Il corpo nostro si considera, per esempio, come un nemico da debellare o, -tutt'al più, come qualcosa di estrai:ieo alla nostra· spiritualità. Ora il corpo quale noi lo crncepiamo, il corpo vale a dire che è intimo a noi, è la nostra stessa personalità .. Difatti noi ci distinguiamo gli uni dagli altri non già per lo spi-. rito nella sua indeterminatezza o nella sua generalità, ma perchè noi· abbiamo un corpo, .abbiamo una fisonomia. E quando dico corpo, • • Bi CO , f 7non intendo parlare der corpo considerato nella sua materjalità, cioè del corpo obbiettivato, del corpo come corpo fra gli altri corpi, ma bensì del corpo che noi ci siamo saputi formare, del corpo come riflesso, come specchio del nostro io, della nostra spiritualità. Ora, consfderato così il corpo, esso non è _più distinguibile dallo spirito: il corpo diventa una cosa sola con noi. E difatti chi offende il nostro corpo offende la nostra personalità, off_endeil nostro io più intimo, più profondo. Di questo · praticamente siamo persuasi, ma teoricamente forse no. Si . dice: in tal modo il corpo è identico all,ospi.- rito. Ora noi non diciamò questo, ma vogliamo affermare che c'è un corpo di cui il nostro spirito non solo continuamente si alimenta, ma un corpo che noi ci facciamo, che noi, ci · formiamo·. ' Questo. corpo che noi ci formiamo e senza di cui non sarebbe concepibile lo spirito è · un.a sola cosa eolio stess<;>spirito. Da questa idèntità che è distinzione fra il corpo e lo spirito si può dedurre facilmente che ciò che noi consideriamo come semplicemente economico non è che la. stoffa di cui si alimenta la nostra moralità. Senza la economia noi avremo lo spir!to, ma lo spirito in.;_ determinato, generico, cioè lo spirito inesistente. . Ecco perchè lo stato considerato anche dal· punto di vista economico ci si presenta sotto una luce ·spirituale. L'economia non tratta di interessi puri e semplici, ma questi interessi celano nella loro materialità veri ·interessi morali. Non per nulla ·-Aristotile diceva che gli stati che non siano fondati economicamente non possono aspirare a produrre nè grandi poeti nè grandi pensatori. L'economia dunque non ,è qualche cosa di accessorio, ma è la sostanza, il fondamento su cµi si può ergere la nostra spiritualità. Ma se la nostra spi-ritualità non può non fondarsi sulla base economica, l'econon1ia non è più accidentale, ma è consustanziata colla vita stessa nostra. Sicchè anche ammettèndo che lo stato si debba concepire come una potenza economica, noi non possiamo negargli il. carattere etico. Ma lo stato propriamente noi l'intendiamo come la stessa ragione çhe si ·attua, la stessa ragione che si sviluppa. Ma se lo stato è .razionalità esso non può essere più qualche cosa di derivato. Fermiamoci un momento su questo punto, .che è della massima importanza. Noi dicia·mo che lo stato è la ragione umana e difatti quasi tutti i filosofi sono d'accordo nel dire che lo stato privo di ragione è inesistente • I ,- , I
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