Vita fraterna - anno II - n. 7 - 15 aprile 1918

incidente; vedo intorno a me conie una barriera che non posso superare, perchè superandola dovrei discendere. Io non fuggo la vita· se scamperò alla morte condurrò fino ' all'ultimo fiaton una lotta impetuosa, turbinante, che m'inebria solo al pensarvi ... se dovrò \·i vere, vivrò profondamente e terribilmente, ma se dovrò morire, sarò pronto a farlo. Se sapeste com'è bello, com'è dolce poter offrire tutte qneste mie gioie, poter lanciare i miei vent'anni nel sanguinare dell2 battaglie per difendere i rr1ille bimhi ignari che sognano ancora le fate d'oro e le milJe fanciulle frementi d orrore pe1· l'alemanno! (Da una lettera, del 4. nttobre 1015, partendn pel fronte): .... Io parto oggi. E' giunto ieri sera µn teleg1·amma richiedente 54 alpini, e ora ci avviamo al fronte. Nostra meta per oggi dev'essere Cividale, poi l'ignoto. Finalmente vivo! La sosta è finita, comincia l'azione. Da quattro rriesi, ogni giorno, schiacciavo la mia anima nella mia volontà, e m'irrigidivo nella noia di nna terribile vita di preparazione. Parto! O, 1niei cari, se vedeste come gioisco, io, il vostro Alessandro, il pessimista, nel vedere le migliaia di nomini affel'- rate nel destino sordo e aspro, ribellarsi col loro egoismo impetuoso e accanito, lottare con il loro cuore vuoto e Ja loro anima fredda, e piegarsi a poco a poco, intravveder13 una luce, imparare una parola, toccare una fiamrna, riscaldarsi, intiepidirsi, ardere, divampare, scoppiare, splendere, e imparare a conoscere quel che vuol dire generosità. Sì, io sono il pessimista, adoratore degli ideali furibondi; ora vedo l'umanità che si smnove, che si sradica dal suo terreno pieno di b11chi e di talpe, e si trascina Yerso i fratelli e verso la morte ... « Addio, addio vita!... Io ti dono all'Italia, tn non sei p111 mia, non sei più di n1ia madre; sei soltanto del dove1·e, della libertà, della giustizia. L'offro come Dio me l'ha data e come l'ho conservata: p11rificata dal dolore, dalla meditazione, dalle I agri me di sang11e; ho sbagliato e ho scontato; ogni peccato che ho commesso l'ho cancellato con ]'angoscia e con l'amore. Io offro il fiore più dolce e più fresco che posso offrire e Jo lancio ali' avvenire. Come ,sento di vivere, miei amici! Come mi sento 8alire e pervaso, da un'anima immensa! Dolore, amore, libertà, giustizia, Italia!... O Italia, dolce Italia, terra dei fiori e dei canti, bevi il sangue dei tuoi martiri, e lavati, e purificati e inehhriati in esso: quante teste gioyani hai già Yisto cadere per te s11lle tue vette e nelle tue pianure per la t11a bellezza, pe1· il tuo onore, per il tuo cielo, per la tua purità! Evviva a te, terra divina; benedette le tue zolle che ricopriranno le nostre ossa; benedetti i t11oi fiori che spunteranno snl nostro cuore!. .. ». BibliotecaGino Bianco Ale~sandro NJ arabeUi (caduto il 22 ottobre 1915 al \Yodil).

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