Vita fraterna - anno II - n. 7 - 15 aprile 1918

YITA FRATERNA 109 Fares Benissimo! Benissimo che a Ro1na -sia ·tato negato l'usu del teatro 00,munale l'Argentina,. per una conferenza del grande Oriente d'Italia, annunziata col titolo: la lVIassoneria e i suoi fini e la guerra. Benissimo che si sia dato· un saggio coraggioso di sano orientamento. ___ A. D. Per esser vicine ai nostri soldati. Chi di noi non si è 1nài soffer1nato per via, vedendo passare della truppa che s'avvia alla stazione, di partenia per il fronte? Vanno, - .ragazzi giovanissimi, quasi infantili ancora nel volto', o uomini fatti; taluni con i capelli già briz:iolati; non pochi con al braccio destro il segno di precedenti ferite - vanno carichi dello zaino e del fucile, col passo cadeniat?, un po' stanco forse, raccolti e taciturni, o guardandosi intorno, la città che vive la sua consueta vita febbrile .. Qualche passante si volge a guardarli, con varia espressione; si ode qualche frase: esclamazioni femminili di pietà, amari commenti ·o interiezioni contro la guerra da qualche uomo: tr0ippo spesso quello che più facilmente si esprime è ciò che meglio sarebbe taciuto! 1oi, infatti, noi che a vederli passare, i nostri soldati, ci siamo sentita tùtta l'anima invasa da un'onda di sentimento buono, in cui è amore della nostra Italia, e amore del nostro popolo, e gratitudine per i nostri combattenti,. e trepido augurio di salvezza per loro, e acceso augurio di bene e di vittoria, -. noi ce ne stiamo muti a guardarli, non sappiamo - troppo spesso, il più d.elle volte - neppure dir loro una parola, buttar I-Orouna frase di bene-dizione e d'augurio ... Non osiamo. Ci vergogniamo, ci rimproveriamo, ci irritiamo di questa nostra timidezza, - ·ma non sappiamo vincerla .. Ci punge forse come un rimorso il pensiero di quanto è stato prezioso per noi e per lui il modo come abbian10 accompagnato il nostro soldato quando la prima volta è partito per il fronte (rivediamo nell'anima nostra, dove è incancellabile, il bravo sorriso· lumjnoso e dolcissimo con cui egli rispondeva al sorriso nostro che vinceva le lagrime) - e vorren1mo dare anche a questi, che pure son nostri soldati, qualche cosa di quello che abbiam dato a lui, e che anche per questi abbian10 ben vivo nell'anin10 - eppure non sappiamo farlo. Ci sentiamo isolate, abbiamo timore che il nostro moto spontaneo, entusiasta sia male fl ecolto dal pubblico, desti forse della reazione oo-ntraria i:he - faccia peggio... Questi timori, forse anche- stolti, ci paralizzano ... BibliotecaGino Bianco

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