Vita fraterna - anno I - n. 7 - 10 luglio 1917

VITA FRATERNA mendo in mille voci, anche in quelle, inconscie, del nemico. Un grande, prepotente amore; e tutto il resto verrà da sè. * * * 213 Questo rinnovamento dell'animo di guerra, con ardore più sapiente e più cosciente, per l'esperienza di quel che abbiam potuto fare, e non ci si sarebbe creduti capaci, - con l'esperienza di quel che non abbiam fatto, o non ancora, o non abbastanza, perchè ci è mancata volontà e concentrazione, - sarà sorgente continua del nostro agire; e ne escirà finalmente quella solidarietà compatta tra il fronte di guerra e il così detto fronte interno, quella concordia di azione di ogni elemento della nazione e delle nazioni alleate (o almeno della mas– sima parte di questi elementi, speriamolo) - che porterà decisamente alla vittoria definitiva. Ne escirà essa veramente? Deve escirne; dipende da tutti e da ciascuno: - ciascuno di noi faccia come se dipendesse in tutto da Iui solo : sarà sufficen te. mca. Pll.OSA E POESIA Devo scrivere in prosa o in poesia? domanda stupida che -mi faccio! Devo scrivere e dire!, per dire devo parlare, e la parola 111,i deve escire netta dall' aninio aperto, come aperta è la roccia ehe lascia sg01-gar l' acqi1,a. - L'acqua? l'acqua parla anch'essa: ma è, la sua, poesia perenne di vita! la vita! è poesia la vita: ma solo quando si v·ive! quando non si vive, nonostante il battito del cuore, che poveretto batte sempre e talora inutilmente con la più poetica costanza, allora é prosa e prosa inevitabil– mente. Eppure la prosa è sorella della poesia, ma questa è pirì presso a Dio di quella, pere/tè questa é pitÌ intima, piiì diretta, più sintetica, più viva, quella é invece - prosa. Non è la rima, che fa la poesia, non è il verso, non è la forma -ma l'animo, lo spirito che qtta1ito è più presso a Dio, tanto più grandemente parla. La poesia è vasta, è immensa come l'universo, é penetrante nell'in– timo come un pensiero divino. Lo spirito non può parlare che poeticauiente, conte l'usignolo non può che cantare. lo ho udito l'usignolo, parecchi ttsi– gnoli riuniti, - c'erano pure dtte civette piccoline, - in una notte lunare in Oriente. lo dormivo in un vecchio nmlino contornato da alberi, tma volta fruttiferi, e veramente non dormivo perché ascoltavo ciò che a me pareva -meraviglioso, t"l canto di quei miei piccoli amici. Qnante cose capivo e conte capivo ogni espressione loro ! Chi sa se parlavano in prosa o in poesia? Nell'animo mio era ttna continua vibrazione musicale ed il mio pensiero ragionava severamente. Il loro canto empiva un vasto cielo ed un vasto piano dove erano e sono 1nolti soldati d'Italia. Un soldato mi disse: « Se avesse sentito signor Tenente che bello che era l'usignolo stanotte: qitando c'è la luna è bello far la guardia! se sparano sto attento ma non ho patwa ! » Questa è grande poesia italiana. ALDO CARPI. BibliotecaGino Bianco

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