Vita fraterna - anno I - n. 7 - 10 luglio 1917

VlÌA FRATER~A 229 •orrebbero stigmatizzare apertamente l' uomo dissoluto di fronte alla società? Ciò era già vagamente intuito da alcuni, e non era forse il motivo più amaro dell'opposizione di certi uomini al progresso fem– minile? Hugh aveva sentito portare in campo abbastanza spesso que– sto argomento, ma non vi aveva mai creduto - e se oggi vi credeva per la prima volta, era perchè per la prima volta sentiva ìl potere della donna come qualcosa di nuovo e di reale. Nel fare queste riflessioni, si accorse di avvicinarsi al suo club e dopo un istante d'esitazione vi entrò per far colazione. Scelse un tavolino in un angolo della sala da pranzo e, dopo aver salutato due conoscenti seduti accanto a lui, aprì un giornale per evitare !a conversazione. Ma, seduto così com'era, era protetto solo dalla necessità di parlare e poteva tuttavia ·udire distintamente quanto accadeva alla tavola vicina, e la conversaziooe -gli diede presto sui nervi. L'argomonto principale era naturalmente l'unico che assorbisse tutta Londra in quel giorno - le suffragiste militanti e come procedere con loro.E la discussione era delle solite - cioè una tirata nella quale le « donne da trivio » le « femmine senza sesso » e la « debolezza del Governo » avevano presso a poco una parte uguale. Hugh, in molte altre occasioni, aveva ascoltato simili discorsi silenziosamente se pur con una certa contrarietà - aveva pensato che l'offesa era in un certo senso meritata e non aveva perciò trovato mezzo di rintuzzarla e però ne era sempre stato contrariato perchè, per giusti o i11giusti che fossero, simili attacchi avevano invariabilmente urtato qualcuno dei suoi più delicati sentimenti. Questa ripugnanza morale aveva oggi trovato un rinforzo intellettuale - e giunse un momento in cui quella conversazione gli divenne insopportabile e buttò via il giornale con un gesto di esasperazione. « Conoscete personalmente una ·qualsiasi di• queste donne delle quali discutete così liberamente? » domandò. Le parole avrebbero potuto essere neutrali ma il tono era di sfida e si fece quella specie di silenzio che è quasi sempre un prodromo di tempesta. Dopo un momento le forze aggredite reagirono. « No, amico mio - non credevo che una persona perbene potesse conoscerle! » La risposta intenzionalmente strascicata unita alla personalità del )arlatore 1 fornì l'ultima esca necessaria a far divampare il fuoco in– erno di Hugh. BibliotecaGino Bianco

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