Vita fraterna - anno I - n. 7 - 10 luglio 1917

VITA FRATE~NA 223 - Sorvegliate questo e quest'altro, Leone: e se scappano pren - deteli pel collo. E lui, esilarato: - Ma se non posso muovermi! Depositavo le uova .o la bottiglia del marsala sul caminetto, di– stante qu_attro metri da lui e gli dicevo: - Sorvegliate veh ! che quei lupi non mi derubino! I lupi, cioè gli ammalati in via di guarigione, ridevano per conto loro e Leone restava con gli occhi sbarrati sulle uova e sulla bottiglia finchè io, ritornando, non lo liberavo da un dovere superiore alle sue forze. Quando al pus che gemeva la sua ferita si unì anche il microbo piocianio, dando a tutti gli strati della sua medicazione quella carat– teristica colorazione in verde splendente, Domenico Calcagno, già detto « il Leone » si chiamò anche « l'uccellin bel verde ». Ma questo era il nomignolo affettuoso, confidenziale, datogli dal chirurgo e da noi infermiere nella sala di medicazione, in quella pe– nosissima mezz'ora~che non si sapeva come guardarlo, nonchè toccarlo, e medicarlo bisognava pure. Cercavamo distrarlo e g!i si diceva che meritava bene il nomignolo di uccellin bel verde e anche que!Io di bambinone se osava lagnarsi di una medicazione così da poco. Intanto una di noi gli teneva la testa stretta e voltata perchè non vedesse il laghetto di pus che colava dal tubo di drenaggio, non appena era li– berato dalla garza, putrida anch'essa .... Ma il nomignolo più bello, quello che risuonò al suo cuore come la fanfara di una riconquistata giovinezza fu quello di « serpente ") datogli appena potè cominciare a far qualche movimento. Egli, fingendosi stizzito, mi diceva: -- Ma che devo passare per la trafila di tutte le bestie, io, prima di guarire? Ma quel nome che indicava un essere che poteva muoversi in tutti i versi gli era pur caro e se lo ripeteva, mentre si tendeva nel letto e, puntando i gomiti, cercava di_snodare il torso irrigidito. Quando gli fu permesso d'alzarsi volle farmi la sorpresa di farsi trovar già pronto in poltrona, proprio nel momento solenne che do– vevo io stessa aiutare a vestirlo. E non lo riconobbi al primo vedetlo: mi parve una larva ignota. Il nostro Leone che appena venuto domi– nava dal letto con le sue tonde spalle nude e il nudo petto quadrato, era ormai un vecchietto curvo, con le gambe rattrappite. - Pareva che gli avessero dato un· colpo da sopra e da sotto e lo avessero schiacciato e diminuito. Ma egli male interpretando la mia sorpresa, BibliotecaGino Bianco

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