Vita fraterna - anno I - n. 7 - 10 luglio 1917
222 VITA FRATERNA dominava col suo pomposo nome di Leone. Quand'egli venne portato al nostro ospedale era d'estate e subito avvertita la gravità della sua ferita e la necessità di non muoverlo, Io lasciammo per un mese senza camicia, ciò che serviva a dirgli la facezia che più lo faceva ridere. - Di tutto l'ospedale Leone è l'ammalato più povero, tant'è vero che è senza camicia ! - In compenso emergeva dal letto con le rotonde spalle nude e l'attaccatura del quadro petto ignudo e aveva una tale espressione di salute e di robustezza, che proprio per questo noi infermiere gli met– temmo il sopranome di Leone. Un povero Leone prigioniero, però, costretto ali' immobilità, dila– niato da mille dolori, con la giovanil carne corrosa e gemente pus. Un proiettile deformato lo aveva colpito ad una vertebra distrug– gendone l'apofisi ed era andato a incunearsi presso il rene ledendone i primi tessuti. L'immediata operazione lo aveva liberato dai fram– menti d'osso e dal proiettile: ma tutta la circostante zona lombo– sacrale era rimasta offesa e un lungo tubo di gomma spinto profon– damente lungo la colonna vertebrale non cessava di gemere pus. Ma quant'era buono Leone! Come sopportava stoicamente le sue sofferenze. Dopo un'intera notata insonne, scandita minuto per mi– nuto da dolori lancinanti io lo trovavo raggiante per una visita rice– vuta dal capitanò. -· Sa, alle undici e qualche volta a mezzanotte soltanto· lascia l'ospedale e prima vien sempre a salutarmi. Quante cose m' ha detto stanotte! - Cosa v' ha detto, Leone ? - .... Non mi ricordo più, ma so che mi vuol bene. E bastava quel calore d'affetto che si sentiva d' intorno per aiu– tarlo a sormontare i momenti più neri. E siccome, mentre lui rima– neva sempre, gli altri letti accoglievano sempre nuovi feriti, egli era divenuto· il loro papà e li accoglieva con una buona parola rassi– curante. · - Vedrai che ti troverai bene! guariscono tu~ti sai qui. E sapeva di-rmi se uno aveva avuto molti dolori, se un altro aveva assicurato che « non l'avrebbe proprio preso l'olio di ricino » : e se qualcuno aveva c. paura » del male me lo indicava subito perchè po– tessi rassicurarlo. Io poi, per distrarlo, gli assegnavo le incombenze meno confacenti al suo stato di perfetta immobilità. Affidavo a lui la classe degli am– malati semoventi, quelli che non è possibile tener fermi. BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=