Vita fraterna - anno I - n. 7 - 10 luglio 1917
216 VITA FRATERNA Il Cappellan"o non aveva mai parlato di religione con •lui, nè gli aveva mai dato consigli. Egli aveva soltanto dimostrato ciò che sen– tiva: un grande amore, una grande simpatia. E un giorno, ne aveva avuto una dichiarazione strana, più eloquente, certo, di quella che aveva segnato la sua amicizia col· medico. « Lei non è un prete ». A che, egli aveva creduto prudente non replicare. Ma dopo poco tempo, aveva avuto una lettera della moglie di Gilardi. Una sgrammaticata, sconnessa lettera, piena di ingenuità e di fede. La donna faceva la sua confessione. Il marito, scrivendole, le aveva parlato di quel Cap– pellano che gli voleva bene, che era così buono. Ed essa si era sen– tita tutta rianimata. Essa amava suo marito; al punto di aver molto ceduto alle sue idee, in quei tre anni di matrimonio. Non avevano battezzato i due bambini. Adesso, il dolore l'aveva richiamata alla sua fede di fanciulla. Lo pregava di non abbandonare suo marito. Il Cappellano aveva risposto parole di bontà e di speranza, con– sigliandola di pregare molto il Signore e di non parlare di religione al marito, nelle sue lettere. - E aveva sempre pregato anch'egli, con tutta l'anima, per la pecorellasmarrita. Umanamente, non gli riusciva di vedere una possibilità di cambiamento, per quella mentalità chiusa e ferma. Ma le vie di Dio sono it1finite.... Adesso, un dubbio terribile lo punse. Se Gilardi fosse morto? .... Così, di colpo, senza un minuto di preparazione? ... Se fosse rimasto ferito gravemente e si ribellasse alla sua sorte? - E accanto a lui, nessuno che pote.sse aiutarlo ..... Un appello disperato a Dio gli salì, dal profondo dell'anima. No, Dìo non poteva permettere uua così terribile_ sciagura. Più che all'a– nima di Gilardi (egli fidava istintivamente nella rettitudine dell'uomo e nella misericordia di Dio) egli pensava alla moglie, allo squallore di quella povera casa, sulla quale essa avrebbe veduto il castigo di Dio..... Ma no, Dio avrebbe salvato Gilardi. Per lui, egli offerse di nuovo tutto ciò che gli rimaneva, la sua imminente agonia. Desiderò di sof– frire per lui. Pensò, quasi con sollievo, che la morte non poteva ve– nire così qeve e facile e dolce come egl_ila sentiva. « Non potrò mo– rire così! > Eppure le forze lo abbandonavano. Anche la gamba sini– stra, ora, rimaneva immobile. Improvvisamente, il vi$O di sua madre, non come gli era rimasto impresso nell'augusta fase della morte, ma quale era stato nelle sof– ferenze delle ultime ore; il viso congestionato dalla paralisi, la bocca contratta e spalancata, il respiro ansante gli salirono chiari nella me- BibliotecaGino Bianco
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