Vita fraterna - anno I - n. 6 - 10 giugno 1917

180 VITA FRATERNA Passarono più giorni. Ogni mattina il medico visitava la corsia seguito da un corteo anche più folto di quello che gli aveva offerto la prima sorpresa, suscitato il primo dubbio. La bella serenità di Leone Bonafede sopportava penosamente l'ombra di tante nubi, ac– cumulate giorno per giorno. Il tribuno emiliano aveva ragione, dòvette riconoscerlo. Ma non per questo si persuase d'essere un imbecille. Sentì invece che la sua virilità s'era accesa d' un orgoglio nuovo. E l'occhio superstite fis– sando gli umili faticanti in camice bianco ne lampeggiava. Ma non li odiò·; ne compatì la miseria. Guariva rapidamente. Con la palla gli avevano estratto anche l'occhio martoriato. Il volto era sfigurato come da una smorfia rigida. Il naso rapido, tagliente, lo divideva in due zone, tetra l'una d'ombra, l'altra guizzante di luce viva. E l' un profilo appariva così animato, quanto esamine l'altro. Un giorno sorprese il suo vicino di letto a contempla;si estatico in un piccolo specchio. « Prestamelo te ne prego. » gli disse impul– sivamente, quasi avesse scorto l'oggetto di una lunga impazienza. E porse la ma110 a riceverlo. Ma nel ritrarlo pensò di avere affrettato un momento di amarezza. Volle restituirlo, ma non seppe. L' impa– zienza vinse la riluttanza suscitata dal presentimento penoso. Con mossa risoluta del braccio, quasi volesse infrangere un impedimento teso nello spazio, portò il piccolo specchio davanti alla faccia. La metà animata soltanto vi rimase riflessa. E Leone -sussultò come gli si fosse rivelato un miracolo. Ma per la mossa brusca lo specchio si spostò ed un brivido freddo corse per le sue vene. Gli parve che il suo volto fosse ributtante. Assai più che non avesse te– muto. E ansioso girò lo sguardo sulle file dei letti tremando di sco– prire ne' compagni la conferma della sua impressione. Alcuni lo guardavano con la fronte piana e gli occhi limpidi, senza smorfia. Per non prolungare la tortura d'un. esame inutile restituì lo specchio al vicino. E si raccolse nel tepore delle coltri cercando di sventare l'insidia di mille pensieri involontarii e penosi. Un calore lieve si diffuse lentamente per tutto il corpo, sopendo ogni inquie– tudine. E l'occhio superstite, chiuso, contemplò sullo sfondo d' una luce irreale una superba processione di mutilati tra due ali d' imbo– scati genuflessi. - Una sera Leone Bonafede fu chiamato in ufficio. Lo intro– dussero in un salone ingombro di tavole d'ogni dimensione. S'arrestò impacciato sulla soglia come per orientarsi. Ad ogni tavola sedevano BibliotecaGino Bianco

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