Vita fraterna - anno I - n. 6 - 10 giugno 1917

178 VITA FRATERNA Ma questa vita che frotta nelle mie vene è la stessa che langue nelle loro; la sofferenza sua non è diversa, se non perchè minore, da ~ quella che stringe la vita loro. Io - posso - sentirmi in altri corpi, in altri cuori ; io posso dolorare così come essi; io devo dolorare così come essi. L'interdipendenza tra la vita del corpo e - l'altra - è una realtà per esse come per me; ha esigenze imprescindibili per esse come per me. Se l'adattarsi all'ambiente ha creato ad esse consuetudini eh' io non saprei, importatavi, subire, è ragione più f9rte eh' io m' inchini alla consueta loro rassegnazione grande, anche se inconscia, alla mul– tipla rinuncia, anche se involontaria. Mi dissero un giorno: " Togliete la religione ai poveri: chi darà ad essi la rassegnazione? l>; eran placidi e paghi; li guardai ben dritto; troppo comodo e vile mi parve invocar l'alleanza della reli– gione ai propri egoismi; risposi: « Date, se potete, una più vera re– ligione agli altri, e saremo pari '>. Più tardi mi avvidi che non eran soli a spinger i - calcoli - sino a quel punto. E che ha avuto da chi più aveva, in energie e risorse spirituali, oltre che economiche, quella massa 4 ignorante e ribelle l> povera po– vera povera di tutto se non di intima virtù propria, se non di un vi– gor di razza, che par miracolo? Oh, la nostra scuola che irrisione! E la religione, come insegnata e praticata, che insufficienza! E i prin– cipii di una parte della nuova democrazia, che sterilità ingenita! E per questo che ebbero in premio alle fatiche che non cono– sciamo se non in teoria, vorremmo ora migliaia di donne eroiche, salde contro tutti i sacrifici, contro le ingiustizie palesi, contro le in– sidie di int_riganti politici? Vorremmo rassegnazione prona, coscienza • e amore della patria? Ma no: anche la coscienza e l'amore della patria son privilegio di chi può sentirne la sublimità dei+passato, del presente, dell' avve– venire, e può vivere delle sue glorie e delle sue miserie, de' suoi ful– gori, de' suoi errori, delle sue bellezze delle sue promesse; è gioia spasmodica per noi, che l'istinto filiale nutrimmo per fortuna del caso, più che per volontà. E le vorremmo consce de' supremi ideali umani, quando la luce di questi è oscurata dalla fitta nuvolaglia plumbea di egoismi bassi e feroci ? No! un fulgore di energie belle, di meravigliose energie latenti s'accese nel terribile incendio da questo suolo per tante ragion i be– nedetto, e dalla vita impaludante ci risvegliammo ad ebbrezza di vita BibliotecaGino Bianco

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