Vita fraterna - anno I - n. 6 - 10 giugno 1917

VITA FRATERNA 205 gJi~ e tutti i mezzi per poter rivivere « interamemte » la vita sociale. Oh venne dall'aver potuto conoscere la più devota e fedele amicizia: quella del S?ldato. gre~ario italiano per il soldato suo superiore: l'at– ten?ente, glt_ salvo prima la vita sul campo, poi tornò a lui quando usci dal I Istituto, e con lui volle rimanere e rimase finchè fu solo. Gli ven_ne pure, la ,l~ce _d~ll'~ffezione vivissima d'una nipotina, piena di delicatezze e d .10tu1z10nt, esperta per il cuore prima che per la vita. Q~esto_ nobile soldato italiano non s'accasciò nell'ora prima della tragedia: s1 tenne eretto sulla sua sventura la dominò non volle esser nè compa~ito_, .nè commiserato invano: voli~ lavorare ~ produrre, sentì t~tta la d1gn1ta e la grandezza della sua sventura e cosi si rese degno d1 quella sua grande luce interiore. I suoi occhi si sono chiusi è vero ma la sua vista spirituale come si è acuita. « Quante cose v~do ori che prima non vedevo! » egli dice. Nel centinaio di pagine che formano queste memorie noi seauiamo le vicende e i pensieri del cieco di guerra in una narrazione ~apida facile, viva. Un soldato italiano non parla, come un esteta d' ieri: egli scrive pagine che sono per tutti, per i soldati, per il popolo, per le madri e per le giovanette. Scrive talora con un accento ingenuo e gen– tile di romanticismo e questo accento ci commuove sulle labbra di un uomo di ac.ciaio che resistette a tutti gli orrori dell' odierna guerra e ne tornò decorato, ferito, cieco. E davanti all'ingenuità e semplicità giovanile, fresca di sentimento di questo cieco di guerra che ha im– parato a vedere profondo, si aprono anche a noi i nuovi orizzonti della sua visione interiore. Non una visione mistica d'oltre tomba, ma la visione terrena di una società d'oggi e d'oltre guerra migliorata e rinnovata. Egli non lo dice, ma non sono già esempi di questa società migliore e rinno"'.ata, e il protagonista del libro e quel suo fedele at– tendente e i suoi compagni di valore e di sacrificio e quella sua sposa dall'intelligenza così aperta e dal cuore così fervido? - Sì senza dubbio, perchè dalla morte nasce la vita e dal dolore germoglia, spunta e si forma la bontà, e una gran parte del problema dei muti– lati, più che dalle provvidenze economiche, sarà risolto dall' intelli– genza e dal cuore del prossimo verso i mutilati stessi. Ciò di cui essi abbisJgnano è di non trovarsi nè isolati, nè disamati, nè inutili. A renderli capaci di bastare a sè stessi, pensa ormai lo Stato; ma ad amarli e a circondarli di calore, deve pensare soprattutto la donna e, in genere, gli altri, cioè tutti, quanti siamo, perchè il mutilato e in particolare il cieco, oltre che per la sua disgrazia, soffre terribilmente ogni qualvolta si sente· messo in disparte dalla società e dalla vita. Il volumetto « Luce ~ è ispirato a quell~ idee di bontà, che pur fra tanti orrori, fioriscono di continuo per opera della guerra. E così fiorissero per tutti, perchè vi sono i « ciechi dell'anima » che nulla capiscono e per i quali l'eroe del libro ha parole roventi di rimprovero e di am– monimento; ciechi spirituali per cui la guerra è come non vi fosse e che non sanno amare ed apprezzare nè i grandi ideali della patria, nè le virtù e i sacrifici del popolo, nè le vittime viventi del ciclone che tutti ci avvolge. Pensando ai suoi compagni di gloria e di sventura (i ciechi e i mutilati), il capitano Valli vorrebbe per ognuno di essi tJ.na sorte si- Biblioteca Gino Bianco

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