Vita fraterna - anno I - n. 6 - 10 giugno 1917

186 VITA FRATERNA che in quella figurazione caricaturale confluisse tutta la comicità del genere umano. Questa volta fu preso da un' ilarità irresistibile. Il treno correva, correva, sobbalzando. Quell'impeto d'ilarità provocò nell'animo di Leone Bonafede uiia reazione di profonda amarezza. Da essa a poco a poco riemersero ricordi e delusioni. e.on la mente ripercorse la sua odissea dal giorno della disgrazia. - E rivide la prima processione dei faticanti in ca– mice bianco; la goffa figura dell'avvocato superbo in tanta umiltà; la seconda processione più folta: quell'imitazione della " Classe degli asini » ad uso dei conigli in divisa; il timido ufficiale botanico nel– l'esercizio della sua competenza ; il rifugio della pusillanimità pre– suntuosa e dell'ozio loquace, ed infine più che mai torbida la figura del suo padrone tricolore. Ma un'altra visione più chiara, più luminosa si disegnò sul pal– lido sfondo dell'altra. - Erano i suoi compagni curvi dinanzi a le fe– ritoie, vigili e sereni nell'imminenza della morte, con il fango fino a le ginocchia, sferzati da una pioggia sottile e continua, con i volti trasfigurati da una barba ispida e irregolare, erano là al loro posto come li aveva lasciati. E sembravano volgersi a lui con un sorriso d 1 invito. Quel tratto di trincea si prolungava, si prolungava per monti e vallate come un nastro infinito. Si prolungava la teoria degli uomini fangosi e trasfigurati, vigili e sereni. E un canto commovente, un coro nostalgico che sembrava fondersi in una sola voce, esaltava la gloria della vita nel presentimento della morte. Cullato da quell'armonia immaginaria Leone Bonafede si addor– mentò. E sognò la Lisa con i bambini appiccicati a le gonne su la soglia della sua casetta rustica nell'atto di tendergli le braccia. * * * Arrivò al suo paese l'indomani prima di mezzogiorno. Traversò i campi per evitare incontri che gli avrebbero fatto perdere tempo. Era troppo impaziente. JVlario, il più piccino dei suoi rampolli che giocava sull'aia, diede primo l'allarme. E fu quello il più bel giorno della vita di Leone Bo– nafede. Molto rievocò dei giorni passati; tacque dell'avvenire. - La sera mentre rimboccava le coltri del lettuccio di Mario, il piccolo cingen– dogli il collo con le braccia gli chiese : f Ora non vai più via, vero papà? > Leone non seppe rispondere. Si chinò sul viso del bimbo e lo co– perse di baci. BibliotecaGino Bianco

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