Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917
142 VITA FRATERNA Se L~one 8'.)nafede fo3s~ stato sapiente avrebb~ creduto ...di so– gnare un consesso di sacerdoti pagani. Ma Leone Bonafede era un umile bifolco e schiuse la bocca, compreso di meraviglia. Li esaminò· ad uno ad uno rapidamente mentre si raccoo-lievano . b nel mezzo della stanza, come per prendere consiglio. Uno v'era, il primo ad entrare, cui tutti gli altri sembravano con- vergere con riverenza. L'abbondanza della sua persona forzava il camice teso. - Occhi affaticati dal!' indagine. Calvizie precoce. Il primo del seguito reggeva sulle braccia flesse qualcosa che assomigliava ad un'ampia ca,rtella lucida. - Che dico?! La tavola per la celebrazione del sacrificio. -Stringeva il secondo tra le dita un' asta sottile e breve, non dis– simile da un calamo. Ma sì grave responsabilità rivelava il suo por– tamento ! - Era certo la bacchetta dell'aruspice. Il terzo offriva sul palmo teso una piccola ampolla nera. Un pro– fano tanto l'avrebbe umiliata da crederla un calamaio. - Ahimè! era il farmaco miracoloso d' Esculapio. Il quarto serrava in pugno una cornetta minuscola di legno. E che, se non la tromba della Fama?! Custodiva colui che veniva quinci, sotto l'ascella, un fascio di papiri. - I decreti dl Giove. Uno seguiva quindi con gli occhi intenti sovra un piccolo albo aperto sul palmo della sinistra mano. E non era tutto ! Si contorceva nella destra un calamo, impaziente di scrivere. Era quello il sacerdote pronto a raccogliere i vaticinii dell'oracolo. - L' ultimo tra cotanta pietà portava una benda; certo una sacra benda . .E di quel pondo pareva carco. -- Leone Bonafede, in ossequio allo stesso cognome eh' era anche lo specchio della sua anima ingenua, credette di riconoscere una car– tella da scrittoio, una penna, un calamaio, un cornetto per l'ascolta– zione del cuore, un piccolo quaderno, dei semplici fogli, una benda non dissimile per natura da quella che gli cingeva il capo. Ma, anzicchè diminuire, la sua meraviglia crebbe oltre misura. Come! Tanta gente per così poche cose? l Non avrebbe potuto reggerle tutte una sola persona? Contò i faticanti. Sette, oltre il duce. La meraviglia s'attivò in una curiosità impaziente. E l'ebbe su– bito appagata. - Dopo una breve sosta colui che già chiamammo duce girò in- BibliotecaGino Bianco
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