Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917
\ 168 VITA FRATERNA gione, son fratelli degni di baci. Disgraziati coloro che non possono vivere queste ore. . La licenza, soltanto, li rovina; e l' on. Carcano ha torto pcrchè qui non è mai stato. Se io fossi Cadorna sospenderei le licenze; qui si è, qui bisogna restare; voi, donne, avete ragione; siete creature delicatissime, ma siete una debolezza. Si ritorna qui diminuiti, con le lagrime in gola, pronti magari, a pensare alla pace, vale a dire al tradimento della patria e dei figliuoli nostri. Invece no; qui non si deve pensare che alla lotta. Credi, mia cara, che non esagero. Io son contento che tu non hai rilevato, nelle mie precedenti, il mio mortale abbattimento dei giorni passati; ero come uno straccio, ero come un ragazzo sperduto; ho persino provato il terrore di essere un vigliacco; per un istante ho pensato con raccapriccio, se, per avventura, avessi paura. Ma no, no, no! Era debolezza di licenza! Niente paura l Ho ritrovato me stesso, mi sento ancor io! Sparate, sparate pure, austriaci, io rido e faccio ridere e proseguo a mangiare la pancetta rotonda come oggi, dicendo sciocchezze ai soldati; camminando per· l'accantonamento col boccone in mano, mentre giungono tutte le ire di Dio; i soldati ridono, mi si affollano intorno; io parlo, mangio, scherzo, catechizzo; e se venisse l'ordine di muoverci, mi seguirebbero come agnelli e come Leoni. Ma perchè io non ho fatto il soldato di professione? Sarei colonnello e sarei adorato ; forse morto, ma tra le benedizioni. Lascia perdere, mia cara! Anche questi momenti di esaltazione sono belli e benedetti. Sono così felice di far bene anche qui ; di onorare il mio nome che è il tuo, di recar meco oggi e domani, tanto affetto e tanta deferenza di coileghi e di superiori. ... Stassera, dopo il pranzo, voglio andare per gli accantonamenti e le baracche; chi sa che non ci sia da dire una buona parola, da da r~sserenare una povera anima, da sollevare un'angoscia che si stempera nel buio, da confondere magari una mia piccola lagrima con le lagrime di qualche fratello ignoto, di qualche piccola anima sper– duta? Molti sorridono di questo mio progetto; ma a me importa poco; se gli altri non fanno così, perchè non dovrei farlo io? Ama il pros– simo tuo come te stesso; ed io lo amo specialmente oggi e special– mente qui. Da .... , 26 Dicembre 1916. Carissima, la seconda parte della• giornata di Natale è stata triste, ma tranquilla. Indugiai coi colleghi, tra i soldati, nelle trincee di tutto • BibliotecaGino Bianco
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