Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917

VlTA FRATERNA 167 sentiamo il diritto _di godere del magniico ordine del giorno del no– stro Generale. Hai visto le lodi a tutta la III Armata? È la mia, an– cora quella dello. scorso anno. Ed è quella che è entrata a Gorizia. Godine e sii orgogliosa. Anch'io, povera cara, ho sofferto, non tanto in combattimento e nel servizio sotto il fuoco, quanto nell'attesa snervante degli ordini. Credi: attendere gli Ofdini è cosa tremenda, i nervi fanno stiramenti spasmodici~ tra l'ignoto. Ma quando l'ordine veniva, io scattavo su; quattro barzellette ai miei uomini e avanti, su, per la collina, pei cam– minamenti, nelle trincee_ col pensiero sempre pervaso di te e di C. nostro, ma coi nervi calmi e l'anima irrigidita e il sigaro in bocca e iJ frustino in mano: qualche volta anche la pistola, in mano. Tutti gli occhi dei tuoi uomini sono fissi su di te ; guai se oscuri il volto, o hai un attimo di smarrimento, di tentennamento, di indugio. Tu devi vivere sessanta vite in una sola; e quando dai l'ordine a terra tu devi attendere che siano tutti gli uon!ini giù; poi ti puoi buttare al riparo. E acuire l'udito, bisogna, per distinguere bene se le granate sono nostre in partenza o quelle nemiche in arrivo. E pure, quando torni dopo cinque, sei, sette ore di questa vita fiera, ti lavi la faccia e le mani e ti pare che tutto sia normale. Non ho ancora compreso IJ ragione psicologica di questo immediato ristabilimento di ~quilibrio morale. Momenti di abbattimento ne ho avuti anch'io; ma ripeto - e lo dico con quella sincerità con cui ho detto i pericoli. Ormai le fan– terie nòn hanno quasi più niente da fare. Adesso da noi chiedono soltanto servizii nei camminamenti, pei quali bastano i sergenti. lo vado qua e là ad osservare, vigilare, consigliare e rianimare al dovere. Da .... , 24 Dicembre 1916 . . . . Cercherò io pure di passare le feste il meno male possibile. Bisogn_a certo farsi un po' forti ed essere soldati e non lasciarsi pren– dere dalle melanconie e dalle nostalgie; se il tenente sorride e dice una barzelletta anche i nostri fratelli soldati sorridono e si rassegnano. In questi giorni, noi ufficiali dobbiamo vivere per loro, poveri e cari figliuoli, che son buoni e forti e pazienti, che sorridono con gli occhi pieni di Iagrime e che ti dicono, - avendo a casa moglie e figlioli! - che la pace sarebbe un tradimento e che adesso che ci siamo è meglio finirla del tutto e per sempre. Mia cara; od io sono· un romantico morboso od io ho ragione per dirti che tutto ciò è divina11.1entebello, che il popolo nostro è un tesoro e che questi soldati d' ogni arma e d'ogni cl~sse, d' ogni re- • BibliotecaGino Bianco .

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