Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917
VITA FRATERNA Il gemito di un infermo parve commentare l'esodo. La testa imbottita di Leone Bonafede era scomparsa sotto le coltri. Sollevandole sarebbe apparso un occhio perduto nella neve delle bende. Un occhio soltanto in cui tutta l'anima rideva. Ma quando la testa riemerse sul guanciale una nube velava quel- 1'occhio. Ali' impeto spontaneo d'ilarità era succeduta la calma della riflessione. Leone Bonafede sapeva riflettere. E la sua stessa onestà innata, per cui il nome appariva Io specchio dell'anima proiettò su quello specchio l'ombra del primo dubbio. Chi erano quei giovani tutti aitanti nella persona, compresi di tanta ridicola dignità? Così alteri quanto inutili? Gli risonò d'improvviso all' orecchio l'apostrofe enfatica di un suo collega emiliano, combattente timido e violento tribuno. «Imboscati!> E per la prima volta lui, Leone Bonafede, trovò quella parola im– pigliata nella sua ragione. - Per la prima volta. Parrà strano e non a torto. È parso strarto anche a me quando ho conosciuto Leone Bonafede. Perchè io l'ho conosciuto. Ve ne meravigliate? È naturale. Credevate che la persona di cui narro i casi umili e pur luminosi avesse bussato, così per ca– priccio, alla mia fantasia. Io l'ho conosciuto, Leone Bonafede. Era con me nelle trincee fangose, bersagliate dai nemici. Sedeva accanto a me nell'ambulanza quando al chiaro di luna due cavalli docili correvano da ombra a ombra. Era ricoverato nel mio stesso ospedale. Giaceva in un letto uguale al mio, sotto coltri non dissimili. Io l'ho conosciuto. Ho indovinato il suo nome, quasi lo portasse scritto in fronte. Ho temuto per la sua serenità prima eh' egli la sen– tisse turbata. - « Imboscati! ,. Ricordò anche il discorso che gli aveva tenuto una sera il tribuno emiliano mentre erano insieme agli avamposti. Ecco che cosa gli aveva detto. « Sai chi fa la guerra?! Gli im– becilli! Vedi, noi siamo qui con il fango fino al ginocchio contando i minuti di una continua agonia. Hai veduto quel colpo oggi? Venti ne sono volati per l'aria come fuscelli. Per poco non ho fatto anch'io la stessa fine. Ma non è il caso di rallegrarsi. L'ho scampata oggi, mi toccherà domani. E per te è la stessa cosa. Se non è una palla sarà una polmonite. Noi siamo predestinati.» Lui aveva timidamente interrotto. « Non esagerare. Tu sei sempre pessimista. Se ne salvano tanti. Potremo salvarci anche noi. » Allora il tribuno aveva escla01ato con sarcasmo cattivo : « Gli • BibliotecaGinoBianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=