Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917

VITA FRATERNA mano del secondo la penna e l' intinse nel calamaio proteso dal terzo. Leone Bonafede, attonito, seguiva con stupore crescente quei gesti pieni di prudente dignità. Il duce dettò: « Caporale Leone Bonafede ... » quindi si rivolse al ferito. « Figfio di... »· « Di nessuno » affermò con tristezza Leone dopo una breve esitanza. « Come, di nessuno?!... Di ignoti volete dire, » soggiunse I' uf- ficiale con asprezza. « Come crede. » « Non è la stessa cosa. » « Per me sì, > affermò Leone Bonafede melanconicamente. « Chi v' ha dato quel nome curioso? > « Il brefotrofio, credo. » Volgendosi allo scriba l'ufficiale dettò: « Figlio di ignoti. » Quindi si curvò sul ferito. « Ora vediamo: > alzate la testa. Svolse rapidamente la benda, sollevò il batuffolo di bambagia. L'esame della ferita durò qualche minuto. Ad un cenno s'accostò colui che custodiva i fogli sotto il braccio ed uno ne spiegò sulla cartella. L' ufficiale dettò la diagnosi con pause frequenti. Poi una mano si protese ad offrire la benda ed il volto di Leone scomparve ancora sotto la fasciatura candida. Lo scriba ricaricò della penna colui che gliel'aveva porta. Il terzo abbassò il coperchio del calamaio. Quindi la trinità affaticata si trasse in disparte. Allora progredì colui che già parve il segretario dell'oracolo e la sua mano tremò nell'impazienza di segnare il vaticinio. La nota voce umana dettò: « Dieci grammi di sale inglese in mezzo litro d' acqua. Brodo sgrassato e carne lessa, > Poi mutando tono aggiunse: « Domani mattina alle dieci sia ·por– tato nella sala operatoria. » Una flebile voce, gorgogliando nel candido gregge, avvertì che il ricevitore di ordini siffatti era assente. Si provvide d'urgenza alla sua chiamata. Un ennesimo faticante in camice terso s'aggiunse al corteo. E il corteo in breve ricomposto, carco ciascuno di tutto il suo peso uscì bisbigliando. Lo strepito dei molti piedi prudenti dileguò lontano. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=