Vita fraterna - anno I - n. 4 - 10 aprile 1917

118 VITA FRATERNA sia pure in minima parte, al completo adempimento del mio dovere verso la patria. Stamani, arrivato a Milano, sono entrato qualche minuto nel grande Duomo, e l'unica preghiera ·che ho formulato è stata quella che sempre ho ripetuta dal!' inizio della guerra,. cioè: che Dio mi aiuti ad essere lontan_o, completamente lontano, da qualsiasi forma di viltà. Se tu sapessi quale profondo e reale desiderio io abbia di essere in questa prova sempre pronto a qualunque sacrificio, in qua– lunque momento esso mi venga richiesto! » * * * Lessi il prezioso libretto ad un piccolo gruppo di amich_ecieche. Quando arrivai alla pagina di diario in cui Ernesto Begey misura la portata del proprio sacrificio, alle parole ineffabili strappate dal pro– fondo del suo cuore dall'amore per la Compagna diletta, alla sublime sintesi della sua fede: « Ma io vorrei, o piccola moglie, che nello stesso tempo che io grido contro il destino che mi strappasse a te, tu sapessi che io avrei pure una calma e una fiducia cieca in que·llo che ci attende. Io ti direi solamente « aspetta, piccola moglie, io vado al di là e ti attendo e quando tu verrai, io ti verrò incontro, e muteremo le lagrime nella gioia eterna > - la voce mi mancò, e sentii piangere intorno a me. Mai più potrò dimenticare la commozione indicibile di quell'ora: il senso che un alito eterno passasse, dall' al di là, sopra di noi; la tenerezza dolorosa delle lagrime sgorganti dalle pupille spente. Una cieca disse soltanto, dopo un istar.te : « Ah perchè questi giovani muoiono? » E ciascuna di noi, in silenzio, cercò penosa– mente nella propria anima una risposta al perchè formidabile ... Ma se il nostro sentimento umano ci fa ribelli ad un dolore che non ha nome, allo spezzarsi di una vita che, pur non essendo che una promessa, aveva già raggiunta una maturità che moltissi1J1inon conoscono neppure nell' età più avanzata, vi è qualche cosa nel nostro profondo che e.i risponde e, pur straziandoci l'anima, ci appaga. Di uomini come Ernesto Begey si può dire che più che per una patria terrena, più ancora che per un ideale di giustizia, essi hanno accettato la morte, seguendo le traccie di Cristo, per dare testimo– nianza alla Vita. E, in quest'ora terribile, l'umanità ha bisogno di simili testi– monianze. •· SOFIA V AGGI REBUSCHTNT. Milano, 26 Gennaio 1917. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=