Vita fraterna - anno I - n. 4 - 10 aprile 1917

I I VlTA FRATERNA 113 Ancora in luglio dello stesso anno, egli scrive a suo Padre: « Caro Papà, io ti sono tanto grato dell'aiuto che tu dai a noi, tuoi figli, dinanzi a Dio, ed esso certo si riverbera nell'anima nostra, indirizzandoci nelle nostre determinazioni ed illuminando il nostro animo. 'Senza dubbio tu avrai sentito che quanto io oggi cerco mo– destamente di fare per la Patria nostra, non è in fondo che uno sforzo dcli' anima mia verso qualcosa di_più alto e di piu utile di quc--nto potevo compiere nella mia abituale vita quotidiana. » Il 6 agosto, scrive alla sorella Maria: « Cara Maria, dopo il brevissimo soggiorno di Tirano sono stat6 mandato qui a Ponte di Legno, vicino alla frontiera e vicinissimo alle linee di fuoco dei cannoni. Veramente non siamo proprio nel paese ma in un altro a poca distanza, perchè la vita a Ponte di Legno non è troppo igienica per l' eccessiva cura del ferro che nostrì nemici potrebbero farci fare. Credo però che tra breve i · nostri potranno snidare le artiglierie austriache dalle montagne in cui sono annidate e scendere in terreno austriaco liberando questa valle dalla piccola molestia. Noi facciamo servizio ausiliario, trainiamo cannoni, montiamo d' avamposto nel basso della valle in seconda linea, facciamo retico– lati e così via. Però si ha abbastanza bene l'impressione della guerra, perchè assistiamo talora vicini ai duelli di artigliera e ho già visto scoppiare parecchi shrapnels a centro metri di distanza. Questo però ti dico inter nos perchè se lo dicessi a mia moglie o a Papà starebbero in pensiero, mentre non ne è proprio il caso. In fondo qui non corriamo più pericolo di quello che si corre di andare sotto una vettura in una città di gran movimento. La miglior prova si è che non vi fu finora che una vittima: un postino, il quale fu ucciso oltre un mese fa. I nostri servizi si .fanno di notte, quindi siamo invisibili ai . cari austriaci. Certo ti assicuro che il primo shrapnel che senti fischiare sopra la testa ti fa una certa impressione anche quando sei in luogo sicuro come eravamo noi. È l'incognita che passa ... Al secondo colpo l' im– pressione diminuisce, e al terzo hai fatto l'abitudine. D'altra parte, se li senti fischiare sai già che sono lunghi, e_siccome hanno effetto solo in avanti, tu puoi considerarti a posto. Queste sono le p~che impressioni di guerra di cui posso farvi omaggio, ma tra breve quando mi manderanno in prima linea, spero di potervi raccontare di meglio. Noi siamo qui attendati ·e viviamo in grande promiscuità coi topi, colle mosche e con altre bestioline. BibliotecaGino Bianco

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