Vita fraterna - anno I - n. 3 - 10 marzo 1917

VITA FRATERNA ,93 L'autore sembra dire, io non posso raccontarvi che quello che io vedo, che io provo; ma, badate, sono cl mille a mille gli uomini come me, la guerra è la somma di tutto il nostro amore, di tutto il nostro patire, di tutto il nostro sacrificio. La personalità del Genevoix è net– tamente segnata, ma essa è umilmente umana e si perde e s'allarga nell'umanità. Era studente il Genevoix quando la guerra lo prese, e occupato a studi letterari. Nel suo libro noi lo sentiamo giovane per la mobilità viva degli affetti, per qualche moto improvviso d'allegrezza, per quel suo reagire rapido alla stretta del dolore in cui ci par di riconoscere la mossa vi– gorosa di chi si carica lo zaino e non gli sembra mai troppo pesante. Ma è pure la gioventù che dà al Genevoix sensazioni così piene é forti, che lo abbandona tutto, senza che si risparmi, al dolore in cui vive: .non voglio, dice, chiuder gli occhi perchè diventi più facile il mio compito, e parla del suo compito di soldato. Il suo pensiero è tutto dominato dalla realtà: dove questa irrompeva più cruda nel rac– conto è intervenuta la censura a metter l'oasi di qualche pagina bianca. Nessun velo, nessuna formola sta fra il suo pensiero e te cose; il fatto si precisa immediatamente in una sensazione, si definisce, si riflette in un sentimento. Dai primi giorni di guerra il Genevoix si è mera– vigliato « di veder le cose così come sono » e non ricerca per descri– verle colori foschi e violenti, nè adopera voci tragiche, le sue pagine hanno un loro ritmo monotono come lo ha la guerra d'oggi, han la tri– stezza lenta, soffocante- di un incubo. « Sous Verdun » è il diario di poco più d'un mese di guerra, dal 25 agosto al 5 ottobre 1914; diario di giorni di marcie che sembravan senza meta, come di gente « che ha perduto il cammino »; di combat– timenti che sembravan cozzi disordinati, sforzi vani, disperati contro una forza inesorabilmente più grande. Arriva un giorno inattesa fra quegli uomini stanchi e scoraggiati raccolti sulla piazzetta di un vil– laggio, la notizia della vittoria della Marna, la battaglia che senza avvedersi avevano anche loro sostenuta e vinta. Allora, dice il Ge– nevoix, la spaventosa tensione, che l'aveva sin a quel momento soccorso, si spezza;· mi son sentito piccolo, piccolo, dice, con un gran desiderio di piangere; e si levano allora nell' animo le dolci visioni, piene di di tenerezza, delle persone care, e soffre di sentirsi angusto il petto per la sacra emozione che lo riempie. Poi riprendon le marcie, le veglie quando l'oscurità è come una muraglia e se si tende la mano essa si sposta, indietreggia, ma ri– mane sempre dinanzi, piena d' insidie; comincia lo spasimo delle Biblioteca Gino Bianco

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